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martedì, agosto 23, 2011

La monna Lisa in 30 secondi

Nel blog personale di Semir Zeki, ho letto un articolo sulla Monna Lisa e il tempo che ogni spettatore passa a guardare il più famoso dei quadri esposti al museo del Louvre. Sembra che quando il quadro di Leonardo da Vinci fu esposto in Giappone nel 1970, il tempo medio che uno spettatore trascorreva davanti al dipinto è stato di 30 secondi, mentre al Louvre il tempo medio scende a 15 secondi.

Il grande neurobiologo afferma che questo non vuol dire che le persone non siano interessate alla pittura, ma semplicemente che la parte visiva del cervello è molto sviluppata e riesce in poco tempo ad acquisire una grande quantità di conoscenze.

Nel suo post Zeki, continua dicendo che è vero che molte persone vogliono vedere la Gioconda o la Pietà di Michelangelo nella Basilica di San Pietro solo per poter dire io l'ho vista, ma è anche azzardato negare che la grande efficienza del cervello visivo riesce ad incamerare una grande quantità di informazioni e conoscenze attraverso una visione molto breve.

Per approfondire:

mercoledì, agosto 17, 2011

Semir Zeki e l'amore per la perfezione

Avete presente il retrogusto di delusione che si prova tornando in un luogo che si ricordava meraviglioso e che ora sembra insignificante? Si tratta di un sentimento del tutto naturale. Ha a che fare con l'insoddisfazione di Michelangelo che, scontento delle sue sculture, abbandonava il blocco di marmo incompiuto.

LEGGI TUTTO (il sole 24ore)

martedì, luglio 26, 2011

La paura e il cambiamento

Semir Zeki si interroga su quello che è stato scritto e detto della "primavera araba".

Due fattori hanno contribuito ad accendere la rivoluzione nei paesi arabi. Per il professor Zeki uno di questi è poco credibile, l'altro è di interesse neurobiologico.

Zeki non crede che ad accendere la miccia della rivoluzione siano stati i social network come Facebook e Twitter. Nel suo blog, il neurobiologo di fama mondiale, afferma di non credere che in nazioni come la Tunisia o l'Egitto, dove il 40% della popolazione vive con due dollari al giorno, abbiano avuto la possibilità di acquistare computer o smartphone e collegarsi ad internet.

Forse, continua il neurobiologo, crede più nella diffusione di notizie da parte della televisione che continua ad essere il mezzo di comunicazione più diffuso nei bar o caffè.

Il secondo fattore è stato la perdita della paura. Questo secondo Zeki è stata la vera scintilla e il fattore di interesse neurobiologico. Sappiamo che le masse rivoltose, contro le forze dell'ordine, perdono la paura e acquistano coraggio e potenza, anche se come spesso accade, le forze di sicurezza sono meglio attrezzate. A gestire la paura nel cervello è un nucleo chiamato amigdala, che si trova sepolto nella regione rostromediale del lobo temporale, al di sotto del giro uncinato e anteriormente alla formazione dell'ippocampo.

Con questo, Zeki non vuole insinuare che l'amigdala è il solo responsabile della perdita della paura, essendo il cervello un sistema così complesso, perché l'amigdala è connessa a molte altre strutture cerebrali che, nell'insieme, sono responsabili a mantenere lo stato di paura, che viene utilizzato come un meccanismo di auto-difesa.

Molti anni fa è stato dimostrato da altri scienziati, che un eventuale danno all'amigdala in esseri umani e animali, eliminasse il senso di paura. L'amigdala ha delle connessioni estese all'interno del cervello. Si ritiene che ci siano due percorsi per arrivare all'amigdala. Uno "immediato" che by-passa la corteccia cerebrale e una via più "comoda" che trasmette i segnali attraverso la corteccia cerebrale.

L'amigdala è anche collegata ai vari sistemi, come il sistema nervoso simpatico, che regolano l'attività di mobilitare l'individuo per reazione appropriata in risposta ad eventi o stimoli di paura.

Ma che cosa ha veramente disattivato "la paura"?

E' ovvio che ad una lunga serie di disaggi, gli individui reagiscano senza tenere più in considerazione le loro azioni. Nel caso della primavera araba, c'era anche un innesco emotivo - l'immolazione di Mohammad Bouazizi. L'amigdala fa parte del sistema emozionale e sociale del cervello e il peso relativo della componente emotiva rispetto alla componente più cognitiva nella regolazione della sua attività è interessante da determinare.

Zeki è del parere che, in Egitto, l'innesco più significativo di messaggi Twitter o Facebook, sia stato il crollo emotivo di Wael Ghoneim sulla TV egiziana, un episodio che è stato visto e rivisto, e presumibilmente visto da masse in numerosi caffè nelle città egiziane. L'episodio è stato enfatizzato da un sottofondo di musica per fortificarne il messaggio emotivo.

Il sistema della paura è stato studiato soprattutto negli animali, ma gli eventi della "primavera araba" e di altri eventi simili sollevano questioni importanti circa l'organizzazione del sistema della paura nell'uomo. Una questione riguarda l'andamento temporale della disattivazione.

A giudicare dagli eventi della primavera araba, può durare veramente tanto, anzi può anche essere permanente. Questo potrebbe rivelarsi un interessante esempio di plasticità cerebrale. Una seconda questione riguarda l'innesco. Non c'è dubbio sull’ innesco emotivo che dobbiamo sommare all'innesco del malcontento. Questo a sua volta solleva la questione se vi sia una soglia per disattivare l'amigdala, e quali sono i meccanismi neurali perché questa resti disinnescata.

Si pone anche il caso di come il sistema torni al suo stato di default. Infine, si pone il problema di come le due vie per raggiungere l'amigdala - quello diretto e quello corticale - si regolino tra loro.

Una terza questione riguarda l'effetto causato dalla massa sulla disattivazione della paura. I dubbi sono quasi nulli, il coinvolgimento di molte persone in rivolta facilitano la scomparsa della paura ma nessuno sa perché.

Come scritto sopra, il sistema della regolazione della paura non si limita all'amigdala, ma coinvolge molti meccanismi che andrebbero approfonditi, ma sicuramente l'amigdala è il punto da dove partire. La primavera araba o altre manifestazioni del genere, sono un esempio in cui la perdita della paura è un potente motore per avviare il cambiamento.

Per approfondire:

mercoledì, luglio 20, 2011

La mia corteccia mediale orbito-frontale mi ha deluso

C'è un articolo sul Daily Mail con un'interessante vignetta disegnata da Pugh. Un uomo guarda la fotografia di una donna brutta (sua moglie), e la didascalia recita "La mia corteccia mediale orbito-frontale mi ha deluso quando l'ho sposata".

Ci può essere un fondo di verità nella vignetta. Uno studio svolto dal professor Zeki e dal suo team ha dimostrato che quando le persone sono innamorate visualizzano in modo diverso il partner. Parti significative della loro corteccia cerebrale si disattivano. Questo può essere il motivo per cui siamo comunemente meno critici su coloro che amiamo.

Lo studio è attivo in una regione del cervello che identifica il piacere e la ricompensa, la corteccia mediale orbito-frontale, è correlata alla bellezza, se la fonte della bellezza è visiva o musicale.

martedì, luglio 05, 2011

L'elenco telefonico in un museo

Semir Zeki nel suo blog, racconta che ultimamente ha visitato il Museo d'Arte di Parigi per una mostra di Kees van Dongen. Dopo la sua visita si aggirava intorno al museo e ha trovato una strana installazione di Christian Boltanski intitolata "Les Abonnés du téléphone". Zeki racconta che in realtà questa è una collezione di elenchi telefonici provenienti da tutto il mondo o quasi e si domanda se non fosse più facile starsene a casa e cercare i numeri telefonici tramite il computer e internet.

L'installazione non vuole essere bella e ne tanto meno lo pretende, però come afferma ancora una volta Zeki...è comunque arte.

Per approfondire:
Con gli occhi del cervello - Semir Zeki - Di Renzo Editore

mercoledì, marzo 02, 2011

Ecco il software che legge nel pensiero

Una nuova tecnica ancora in fase di sviluppo promette scenari rivoluzionari. Con il pensiero si potrebbero manovrare sedie a rotelle e altri strumenti di assistenza fisica alle persone con gravi handicap fisici. Un software messo a punto dalla Intel per ora risulta abbastanza elementare, l'algoritmo infatti associa ad ogni parola alcune aree del cervello che vengono attivate quando queste vengono pensate. Duranti i test il sistema si è rilevato preciso con valori superiori al 90%

Per ora l'unico ostacolo di questa tecnologia sono le dimensioni e il costo delle apparecchiature, ma secondo un ricercatore della Intel molto presto si potrebbero miniaturizzate e alla portata di molte persone.

mercoledì, settembre 08, 2010

Percezione dei colori

Prima di entrare nel vivo delle mie ricerche sul cervello, devo sottolineare il fatto che la scoperta della specializzazione funzionale delle aree visive corticali è stata propedeutica ed essenziale per l’attività successiva di ricerca. Partendo dalla già nota suddivisione del cervello in aree funzionali (per esempio, l’attività motoria risiede nella corteccia motoria) sono riuscito a dimostrare che, all’interno delle singole aree, esiste un’ulteriore specializzazione: i colori sono percepiti grazie all’attività di una certa area della corteccia visiva, mentre i movimenti sono percepiti a seguito dell’intervento di un’altra area, sempre appartenente alla corteccia visiva. Esistono dunque una corteccia visiva primaria e, al suo interno, un certo numero di aree corticali con funzioni specializzate. Siamo dinanzi a un’acquisizione scientifica che ribalta l’intero sapere regresso circa la natura delle funzioni cerebrali.

Ebbene, le mie ricerche prendono il via da questa scoperta, anche se – almeno all’inizio – è stata duramente contestata, soprattutto in relazione ai miei esperimenti sulla percezione dei colori. Apro, a tal proposito, una breve parentesi: è più che opportuno contestare il lavoro di uno scienziato – la scienza vive di teoremi, contestazioni e smentite –ma ciò significa anche assumersi una grande responsabilità, perché si mette in dubbio la correttezza e l’adeguatezza del messaggio scientifico di un collega e, con ciò, o lo si scoraggia oppure lo si costringe a ripercorrere le varie tappe della sua indagine scientifica con maggiore attenzione e scrupolo.

Tratto da - Con gli occhi del cervello - Di Renzo Editore

Come funziona il cervello?

Il cervello è un organo costituito di cellule, o per meglio dire, di un grande numero di cellule. La sola corteccia cerebrale è composta da 100 miliardi de cellule nervose. Le cellule di cui è composto il cervello non sono certo cellule qualsiasi, né dal punto di vista strutturale né da quello funzionale. Si tratta di cellule fatte per comunicare e che si connettono fra di loro attraverso un numero altissimo di contatti, detti sinapsi. Ogni neurone del cervello contatta gli altri con una media di 10 mila connessioni. Moltiplicando il numero dei neuroni per il numero medio delle connessioni spettanti ad ogni singolo neurone si ottiene la cifra sbalorditiva di un milione di miliardi di connessioni. Nella sua essenza più profonda il cervello è un elaboratore di informazione che possiede un milione di miliardi di connessioni.

Chi determina tutti questi contatti? Una gran parte viene presumibilmente instaurata sulla base dell’informazione biologica codificata nel patrimonio genetico dell’individuo, mentre quelle restanti devono essere stabilite in qualche maniera su una base non genetica, come conseguenza diretta delle varie esperienze della nostra vita, incluso ovviamente l’apprendimento.

Approfondire

mercoledì, settembre 01, 2010

Il cervello in vacanza

Il cervello dei ragazzi italiani in vacanza dalla scuola si spegne, rimane completamente a digiuno dopo 9 mesi di cibo continuo fagocitato tutti i santi giorni. Boncinelli il genetista italiano è preoccupato di questa situazione:

«Un ragazzo sano e sveglio il cervello l’adopera sempre, anche in vacanza; ci sono però anche i ragazzi pigri. E poi non dimentichiamo che ciascuno di noi si applica volentieri a quello che gli viene facile, dunque, comunque vada, il lavoro fatto durante le vacanze è sempre, per così dire, un lavoro "leggero"».
Il cervello in natura serviva per scattare al primo allarme, inseguire la preda per catturarla nel miglior modo e renderci conto della situazione ambientale che circondava l'essere umano. Oggi invece viene lo usiamo per cose non naturali come leggere.

«Parlare male della cultura non si può, perché è la cultura ad aver creato la nostra civiltà, però bisognerebbe raggiungere un equilibrio fra ciò che è bene per l’animale uomo e ciò che indispensabile per l’animale culturale» chiude Boncinelli.
Per approfondire:

martedì, giugno 01, 2010

Inconscio collettivo

Per poter capire e comprendere la sindrome degli antenati dobbiamo partire dal concetto Junghiano di Inconscio Collettivo, passando attraverso teorie più aderenti all’impostazione scientifica studiate ed elaborate dai due ricercatori Rupert Sheldrake e Richard Dawkins (con il concetto di Campo morfico o morfogenetico per Sheldrake, e al concetto di Trasmissione dei memi per Dawkins).

martedì, aprile 20, 2010

La timidezza dipende dal cervello

Jadzia Jagiellowicz dell'università Stony Brook di New York ha effettuato uno studio su 16 volontari tra timidi ed estroversi. Un test psicologico e una risonanza magnetica per confrontare le diverse reazioni. Osservando delle immagini è risultato che i timidi sono più attenti a cogliere dettagli e differenze a dispetto degli estroversi.

Questo perchè i neuroni collocati nel centro dell'attenzione nei timidi sono più attivi. La ricerca era rivolta a negare la timidezza come fattore caratteriale definendola una qualità presente sim dai primi mesi di vita grazie a una particolare attività neurale.

Crescendo e aumentando le relazioni, la timidezza si trasforma in riflessività e sensibilità verso il mondo ma chiusura nei suoi confronti.
Per approfondire:
L'interprete - Micheal Gazzaniga

giovedì, febbraio 25, 2010

Il cervello ingannato

Droghe, pasticche e alcol non servono per ingannare il cervello e farlo "sballare". Per provare sensazioni nuove bastano dei comunissimi oggetti "casalinghi". Al posto delle droghe utilizziamo delle palline da ping pong. Le pasticche allucinogene le sostituiamo con una. La percezione e le sensazioni non provengono effettivamente dall'esterno, ma vengono elaborate dal cervello stimolato dall'udito e dalla vista che sono i fornitori maggiori di stimoli per il nostro corpo.

Cosa succederebbe se questi due venissero annullati contemporaneamente? Un esperimento è stato svolto con una radio sintonizzata su un canale dove veniva ascoltato un fruscio fisso e due palline da ping pong posizionate sugli occhi. Sembra che si possano avere delle brevi allucinazioni ed dato dal fatto che quando il nostro cervello viene privata da sensazioni comincia ad inventarle.

In un altro esperimento i ricercatori dell’Università di Oxford hanno approvato che il dolore si può alleviare semplicemente guardando la parte dolorante con un binocolo rovesciato. Sembra infatti che le sensazioni elementari possono essere mediate da quello che vediamo.

Ingannare il cervello è stato anche il gioco preferito di molti pittori e artisti tra cui Rob Gonsalves e il grande "illusionista" Dalì che con i suoi dipinti ha tratto in inganno molti cervelli dimostrando quello che lui immaginava.

Il dipinto per eccellenza per ingannare occhi e cervello è "Mercato di schiavi". Osservando semplicemente questo dipinto si nota una donna di spalle che guarda una scena di compravendita di schiavi, ma concentrandosi su un punto specifico, viene fuori un volto umano. L'arco che illumina gli schiavi si trasforma magicamente il volto di Voltaire.
Per capirne di più.

martedì, dicembre 29, 2009

Un personaggio al mese - Michael Gazzaniga

Michael Gazzaniga, famoso neuroscienziato e docente di psicologia all'università di Santa Barbara dove dirige il Sage Center con i suoi studi sulla mente è riuscito a scoprire le specifiche funzioni dei due emisferi celebrali: quello destro riservato all’azione e alle facoltà “basse” e quello sinistro riservato alle facoltà “alte”, quali il pensiero. Gazzaniga ha distinto cervello e mente, lasciando il cervello isolato e la mente aperta alle relazioni per sviluppare i pensieri che sono stimolati dall'ambiente esterno. Senza cervello non si riuscirebbe a produrre pensieri ed emozioni che vengono stimolate dall'ambiente esterno e queste fanno nascere la capacità di pensare.



Quindi per Gazzaniga il dolore mentale si sviluppa a livello di cervello e non a livello di mente. Quello che l'uomo prova (angoscia,depressione, fobie) non è il risultato di una malattia celebrale ma mentale che possono essere curate solamente con medicinali che agiscono sulla "biochimica" e che la psicoanalisi possono solamente alleviare "lo stato d'animo". Una posizione estremista che hanno fatto di Gazzaniga il più grande neuroscienziato al mondo.


Laureatosi nel 1961 presso il Dartmouth College , nel 1964 ha conseguito il dottorato di ricerca in psicologia presso il California Institute of Technology, dove ha lavorato sotto la guida di Roger Sperry, principalmente con la responsabilità di avviare la ricerca sullo split brain umano. Nei suoi studi successivi ha fatto importanti progressi nella comprensione della lateralizzazione funzionale del cervello e sulla comunicazione tra i due emisferi cerebrali.

La sua lunga e prestigiosa carriera comprende la pubblicazione di molti libri accessibili al grande pubblico, come Mind Matters, e Nature's Mind. Queste opere, insieme alla sua partecipazione agli speciali televisivi The Brain and The Mind, sono stati lo strumento primario per la divulgazione di informazioni sul cervello. Recentemente ha pubblicato con la MIT Press The Cognitive Neurosciences III, che presenta il lavoro di quasi 200 scienziati in 94 capitoli, e viene considearto come un libro basilare in questo campo.

Gazzaniga è noto anche per la sua attività di insegnante e di mentore. Ha avviato e sviluppato i Centri per la Neuroscienza cognitiva all'Università della California, Davis e al Dartmouth College; ha supervisionato il lavoro e incoraggiato la carriera di molti giovani scienziati; e ha fondato il Neuroscience Institute e il Journal of Cognitive Neuroscience , del quale è co-responsabile emerito. Molto richiesto per le sue qualità di conferenziere vivace e istruttivo, ha partecipato ad importanti eventi presso la Royal Institution of Great Britain, dove ha presentato la sua storica conferenza del venerdì sera inaugurata da Michael Faraday. Gazzaniga è anche consulente di numerose istituzioni impegnate nella ricerca sul cervello ed è membro del President's Council on Bioethics.

venerdì, novembre 21, 2008

Dialogando si da luce alla scienza

Due nuovi libri della collana I Dialoghi sono usciti in questi giorni. La Di Renzo Editore, continua nella sua ricerca di personaggi fondamentali alla ricerca e alla scienza.


Gli ultimi due sforzi della casa editrice romana, hanno portato alla luce due nuovi testi su due personaggi fondamentali nel loro campo. Semir Zeki insegnante di neurobiologia alla University College di Londra e Richard Zare docente di Scienze naturali alla Stanford University, hanno collaborato alla collana I Dialoghi con molto entusiasmo e l’editore ne ha colto in pieno il senso pubblicando questi due piccoli volumi.


Molecole e vita di Zare, è un racconto viscerale tra la vita dell’autore e la chimica. Non ci sono formule o segreti da alchimista, ma un racconto di passione per una materia alle volte troppo bistrattata. Il libro si chiude con dieci consigli per gli scienziati giovani e proprio a loro è rivolto il libro. Nella classifica personale di Zare si pone al primo posto il consiglio "Sogna e fa qualcosa che ti piace d’avvero".


Il libro di Semir Zeki invece è un viaggio all’interno dell’organo più difficile da comprendere. Il cervello. L’autore è convinto che l’attenta osservazione di arte, letteratura, musica possa farci comprendere moltissimo sui meccanismi di questo organo ancora sconosciuto.


I due testi saranno presentati alla prossima fiera del libro Più libri, più liberi che si terrà a Roma dal giorno 5 dicembre al giorno 8 dello stesso mese.

mercoledì, dicembre 05, 2007

Decifrare il codice della mente

Le Scienze, novembre 2007, pag. 121

Decifrare il codice della mente
di M.C.

Nipote di immigrati italiani sbarcati in New England dalla bassa milanese, Michael Gazzaniga è uno dei più importanti neuroscienziati del mondo. Apprezzato divulgatore delle più recenti scoperte su mente e cervello, si racconta oggi in L'interprete, un nuovo volume della collana «I dialoghi» dell'editore romano Di Renzo Editore (pp. 76, euro 10,00). Direttore del Sage Center all'Università della California a Santa Barbara, ha voluto che sulla home page del sito internet dell'Istituto fosse apposta l'iscrizione: «Il fine ultimo del Centro è tanto ambizioso, quanto semplice e confortante: quando si comprende la mente, si comprende la condizione umana». Quasi il corollario di una vita dedicata alla ricerca del codice con cui il cervello modera e media i processi dell'attività mentale, alla ricerca del modo in cui emergono le funzioni superiori del pensiero, la coscienza, l'etica, il senso morale. Una lettura breve ma illuminante, un'introduzione a quello che molti hanno già battezzato «il secolo del cervello».

mercoledì, ottobre 10, 2007

Come il cervello decodifica il mondo


Michael Gazzaniga, L’interprete

Di Renzo Editore

Per indagare un’entità complessa quale è la mente, non si può progredire per compartimenti stagni, ma si deve operare seguendo un punto di vista prospettico quanto più ampio possibile. L’obiettivo finale è una maggiore comprensione dei meccanismi attraverso i quali la mente lavora, così come il modo in cui il cervello modera e media i processi dell’attività mentale, facendo rientrare fra tali processi la coscienza nella sua interezza, la moralità e l’etica.
È questo lo scopo dell’attività scientifica di Michael S. Gazzaniga, il cui motto è contenuto nelle poche righe che descrivono il Sage Center da lui diretto: “Quando si comprende la mente, si comprende la condizione umana”. La mente non è dunque un buco nero, ma una scatola nera, che può e deve essere interpretata e compresa.

Michael S. Gazzaniga è docente di psicologia all’Università di Santa Barbara, dove dirige il Sage Center per gli studi sulla mente. Grande divulgatore sugli argomenti relativi alla mente e al cervello, è stato il primo a creare e sviluppare centri di neuroscienze cognitive. È autore di numerosi libri, tra i quali The Social Brain, Mind Matters e The Brain and the Mind.