Nel mio ultimo intervento su questo blog il 19 Maggio ho promesso di tenervi informati sull’andamento tecnico/scientifico del Hubble rinnovato da capo a fondo da quella fantastica avventura che fu SM4, l’ultima missione di servizio portata brillantemente a termine dai nostri sette magnifici astronauti in Maggio di quest’anno.
Sarete probabilmente stupiti dal fatto che solo ora cominciano le prime vere osservazioni scientifiche dopo ben quattro mesi dalla fine di quella missione. Sembra molto tempo ma molto c’era da fare per assicurarsi che tutto funzionasse a dovere a bordo. C’era e c’e’ancora una fortissima aspettativa nel mondo scientifico e anche politico di vedere dei bei risultati dopo tanti anni di lavoro e di soldi spesi per questo.
Questo significa che abbiamo voluto evitare il debacle mediatico occorso al CERN di Ginevra lo scorso anno quando la partenza del mitico Large Hadron Collider si risolse quasi letteralmente in una fumata nera e una brutta figura! Abbiamo quindi proceduto con cautela e con precisi scopi tecnici per mettere in funzione il bestione silenziosamente al riparo di occhi indiscreti. Questi scopi erano prima di tutto di lasciare tempo abbastanza ai nuovi strumenti (WFC3, COS etc) e apparecchi vari ad abituarsi al nuovo ambiente nello spazio. Piu’ precisamente si trattava di lasciarli degassare e cioe’ liberarsi di tante molecole di aria intrappolate all’interno dello strumento e sulle superfici metalliche abbastanza perche’ il vuoto attorno ai sensori fosse piu’ completo possibile. Questo perche’ ai sensori sono applicate delle tensioni rilevanti che potrebbero in un vuoto non sufficientemente completo corto circuitare l’apparato danneggiandolo fatalmente. Solo per questo ci volle circa un mese.
In secondo luogo bisognava mettere in funzione e valutare in dettaglio tutti gli apparecchi nuovi istallati dagli astronauti come le batterie, i giroscopi, il nuovo sistema di controllo e smistamento dei dati etc. In piu’ si e’ anche trattato di capire se e come le varie riparazioni al volo dei vecchi strumenti STIS, ACS e NICMOS fossero state utili o meno. Infine ci volle un bel po’ di tempo per far funzionare di nuovo e mettere a punto il sistema di puntamento super raffinato che permette a Hubble di puntare e fissare uno strumento su un’oggetto alla precisione richiesta di millesimi di secondo d’arco. Tutto questo porto’ via un altro mese o due e certe cose come la messa a punto di NICMOS sono ancora da finire.
Adesso comunque ci siamo. La prima foto arrivata a terra poco tempo fa dalla nostra camera WFC3 è veramente stupenda (vedi la figura allegata). Si tratta di Giove il più grande pianeta del nostro sistema solare visto da Hubble in luce visibile mostrando chiaramente l’enorme potenzialità dello strumento. Tutte le oramai ben note caratteristiche del pianeta risaltano nitidamente ma con in più una bella sorpresa: la macchia nera allungata al centro in basso che rappresenta l’effetto dell’impatto su Giove di un grosso asteroide o una piccola cometa.
I miei colleghi planetari sono stupiti e felici di poter studiare in dettaglio un altro evento del tipo reso famoso qualche anno fa dall’impatto con Giove della cometa Shoemaker-Levy.
Tra qualche giorno comunque la NASA intende pubblicare tutta una serie di nuove immagini dalla nostra WFC3 che commenterò in dettaglio nei prossimi post.
Tra qualche giorno comunque la NASA intende pubblicare tutta una serie di nuove immagini dalla nostra WFC3 che commenterò in dettaglio nei prossimi post.
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