Ieri la NASA ha annunciato formalmente la data e l’ora di lancio della missione STS-125 della navetta Atlantis che porterà la Servicing Mission (SM4) a Hubble per l’11 Maggio alle 14:01 EST. Tra un pò più di una settimana a meno di qualche imprevisto, dunque, si parte finalmente! Gli astronauti si preparano ad entrare in quarantena a Houston Lunedì pronti per il lancio. Siamo quindi, quasi sicuramente ormai, all’ultimo atto di questa grande avventura cominciata tanti anni fa. É sempre stato un sogno nostro di mettere in orbita un grande telescopio per osservare l’universo senza il velo fumoso dell’atmosfera per le ragioni che ho già descritto nel blog del 24 Aprile. Anche se Hermann Oberth già nel lontano 1923 aveva ipotizzato poter un giorno mettere in orbita un telescopio, non è stato possible farlo realmente fino a qualche tempo fa a causa delle enormi difficoltà tecniche ancora da sormontare. Negli anni successivi all fine della seconda guerra mondiale, però, la tecnologia spaziale subiva degli enormi progressi grazie anche alle esigenze politiche-militari del momento. Così negli anni sessanta e settanta si riuscì finalmente a mettere in orbita una serie di telescopi relativamente piccoli e semplici per osservazioni molto particolari tipo del sole o delle stelle nell’ultravioletto. I dati mandati a terra venivano poi analizzati e interpretati a primo colpo dal gruppo limitato di scienziati che avevano ideato e costruito il satellite. Questi satelliti erano importantissimi come precursori della missione che tutti sognavano: un grande telescopio dotato di strumenti di altissima qualità utilizzabile da tutti gli scienziati del mondo che ne volessero usufruire.
Questa idea fu promulgata e per anni spinta principalmente dal grande scienziato di Princeton Lyman Spitzer che cominciò a occuparsene dal 1946 addirittura. Ma fu solo nel 1968 che questi sogni cominciarono a prendere forma pratica con un piano dettagliato della NASA per costruire un telescopio di 3 metri di diametro chiamato il LST (Large Space Telescope) il cui lancio era previsto per 1979. Il concetto fondamentale del programma previsto dalla NASA era quello che ho descritto nel post del 17 Aprile e cioè che il LST fosse messo in orbita e ripetutamente modernizzato ( si pensava già ad una frequenza di 4-5 anni) da una serie di missioni di servizio di un veicolo riutilizzabile con una squadra di esperti astronauti. Per fortuna per il programma, allo stesso tempo si stava proprio costruendo questi veicoli, le ormai ben note navette spaziali, che avrebbero potuto soddisfare, almeno in linea di principio, benissimo al bisogno.
Ma le cose ovviamente non erano così semplici tanto che la mancanza di fondi condusse alla soppressione della missione nel 1974 con grande delusione della comunità scientifica. Dopo una furiosa reazione generale e una lotta senza quartiere a colpi di lettere, telefonate, rapporti favorevoli etc, il congresso Americano finalmente acconsentì a dare la luce verde al LST. Ma, sfortunatamente, con uno stanziamento di solo la metà dei fondi richiesti. Senza per questo perdersi d’animo, i promotori dell’iniziativa con Spitzer in testa si misero al lavoro per riconfigurare il LST in modo che rientrasse nei costi ridotti. Tra le altre cose fu allora deciso di ridurre il diametro all’attuale 2.4 m invece degli originali 3 e di chiedere all’Agenzia Spaziale Europea (ESA) di contribuire in qualche modo al progetto. Così finalmente il progetto potè partire nel 1978 con l’obbiettivo piuttosto ottimista di lanciarlo nel 1983. E’ così che entrammo anche noi europei e, attraverso l’ESA, anche noi italiani, cosa ancora oggi molto poco nota tra i nostri connazionali che pensano che Hubble sia solo Americano. Benchè è vero che l’apporto europeo era minoritario rappresentando in pratica circa il 15-20% del costo totale, bisogna dirsi che si è rivelato alla fine anche molto di più dal punto di vista intellettuale. Oltre all’array di cellule solari che forniva la’energia elettrica per far funzionare il telescopio, l’ESA provvedeva, in cambio di almeno 15% del tempo di osservazione, a uno degli strumenti scientifici a bordo interamente costruito in Europa e ad una squadra di una quindicina di scienziati per aiutare a portare a termine e a mantenere in vita il progetto dopo il lancio. Questa squadra di cui ho fatto parte anch’io per 12 anni insieme a scienziati italiani come Duccio Macchetto, Nino Panagia, Antonella Nota e molti altri, penso abbia contribuito enormemente al successo strepitoso della missione fino adesso.
Nel 1983, il telescopio fu ribattezzato con il nome del grande astronomo Americano Edwin Hubble e così divenne il Hubble Space Telescope (HST). Ma, purtroppo, non si parlava più in quell’anno di lanciarlo in orbita come previsto. Questo, ovviamente, perchè i problemi tecnici e logistici e, bisogna anche dirlo, politici e sociali di vario genere ne ritardarono sostanzialmente la messa in opera. Tra questi più di spicco c’era il problema di costruire il primario di 2.4 m di diametro. Non entro quì nei dettagli perchè sono tanti e complessi ma basti dire che i problemi derivavano essenzialmente dal fatto che non si era mai costruito fino allora un telescopio di questa grandezza con i requisiti speciali che doveva avere per lavorare nello spazio in mancanza di gravità. Era infatti essenziale lucidare il primario con una precisione inaudita fino allora per poter sfruttare completamente la risoluzione limite dello specchio dovuta alla sola diffrazione e non quello molto più basso dovuto al seeing atmosferico a terra come ho spiegato nel mio post del 24 Aprile.
Comunque sia, il fatto sta che tutti questi problemi si accumulavano così velocemente che il lancio veniva rimandato a tratti di un giorno per ogni giorno di lavoro! A questo punto inevitabilmente il costo del progetto era passato dai 400 milioni di dollari originali a più di un miliardo con costernazione generale. Finalmente però, con sforzi enormi di tutti, il telescopio sembrava pronto per un lancio nel 1986 quando in Gennaio di quell’anno non arrivò il terribile incidente alla navetta Challenger. Addio o almeno arrivederci sogni di un HST per chissà quanto! Ma la NASA per fortuna non si diede per vinta e riuscì miracolosamente a rimettere in piedi la flotta delle navette ora ridotta a quattro in soli due anni e poi a lanciare finalmente l’HST il 24 Aprile 1990. Nella fotografia lo si vede stagliarsi sullo sfondo buio nero del cielo mentre si allontana dalla navetta che lo ha appena lanciato nello spazio. La nostra magnifica terra azzurra e bianca domina una buona parte dell’immagine. A questo punto, Hubble era già passato tra la vita e la morte tante volte ma era riuscito finalmente ad approdare al primo atto della sua lunga vita che sta adesso per ricominciare con l’ultimo atto tra una settimana dopo ben 19 anni di molti altri che descriverò in futuro.
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