lunedì, luglio 18, 2011

L'ultima volta dello Shuttle

L'ultimo volo dello Shuttle verso lo spazio è avvenuto pochi giorni fa, con la solita tensione per l'avvenimento e un po’ di nostalgia. In fondo per circa 30 anni è stato come un ponte tra la terra e lo spazio. Abbiamo chiesto a due nostri autori che di spazio se ne intendono, che cosa è stato lo shuttle per loro e il loro lavoro. In un’intervista doppia abbiamo chiesto a Francesco Paresce e Umberto Guidoni che cosa è stato lo Shuttle per l’umanità.
  • Cosa si prova durante il lancio?
Paresce
Per uno come me che osservava il lancio dell’Atlantis nel 2009 seduto comodamente (si fa per dire!) sulla tribuna riservata ai VIP a qualche km dalla navetta e che quindi si trova nella situazione della gallina rispetto al maiale nella famosa storiella del breakfast all’inglese con uova e prosciutto (la gallina è interessata mentre il maiale è impegnato), le emozioni sono essenzialmente due. La prima è un gran senso di sollievo. Finalmente, dopo tante ma proprio tante traversie di vario genere per arrivare a questo punto, ecco che lo strumento su cui ho lavorato per 12 anni prende la via del cielo tanto sospirata.
La seconda emozione che provo è più difficile a spiegare ma consiste essenzialmente in quel senso di felicità e, sì diciamolo, di paura e trepidazione che ci invade all’inizio di un importante e forse fondamentale esperimento. Esperimento che sta tutto in quello strumento che sta ora viaggiando verso l’alto e le cui parti più delicate sono sottoposte a quella terrificante accelerazione che tutti conosciamo. Ce la farà a uscirne incolume? Riuscirà a funzionare come abbiamo previsto? Si otterranno nuovi e sbalorditivi risultati? Domande e emozioni che sicuramente avranno ossessionato anche mio nonno Guglielmo Marconi in quei difficilissimi giorni prima dell’epocale esperimento della trasmissione attraverso l’Atlantico.
Guidoni
Il momento del lancio è la fase più delicata di tutto il viaggio nello spazio. Si sta seduti per ore ascoltando i dialoghi dei tecnici del centro di controllo e sperando che il conto alla rovescia vada liscio fino al fatidico “zero”. C’è sempre il pericolo che un piccolo guasto possa far rinviare il lancio per cui ci si è preparati per anni e rimandi ancora la possibilità di andare in orbita.
  • Qual è la fase più emozionante?
Paresce
La fase più emozionante è quando i due astronauti in orbita si apprestarono a togliere da Hubble la vecchia camera fotografica ormai quasi inutilizzabile per liberare il posto alla nostra nuova. La paura ci attanagliava tutti in quel preciso momento che seguivamo in real time da terra in cui gli astronauti provano a rimuovere il bullone che la teneva in posizione e scoprono che è bloccato e non riescono a sbloccarlo. Anzi il panico diventa assolutamente palpabile quando dopo vari tentativi andati a vuoto, gli ingegneri a Houston suggerirono di sforzare il torchio ben oltre il limite previsto e gli astronauti con voce incredula chiedono; “ma se si rompe il bullone, che facciamo?” e Houston risponde “too bad, lasceremo la vecchia camera e riporteremo a terra la nuova”. Per fortuna, lo sforzo riesce, il bullone si sblocca e la camera vecchia esce docilmente. Sapremo dopo che avevano sbagliato i calcoli dei limiti del torchio, ma potete immaginare quanto sia pesato il tutto per noi passati dalla disperazione al sollievo e la gioia.
Guidoni
Sicuramente il momento quando si arriva in orbita e ci si trova a galleggiare in assenza di peso. Il primo impulso è di “volare” verso il finestrino per vedere la Terra che si è appena lasciata. Dall’oblo lo spettacolo è magnifico: mentre si gira intorno al pianeta sembra quasi di sfogliare un atlante.

 
  • Qual è stato il pensiero dopo la tragedia del Columbia?
Paresce
Ovviamente profonda tristezza per gli astronauti morti e poi la realizzazione che non avremmo mai più potuto portare a termine il nostro esperimento. Cosa puntualmente avverata quando la NASA decretò subito dopo che non si sarebbe più andati a Hubble perché troppo pericoloso per gli astronauti.

 
Guidoni
Sono rimasto paralizzato davanti alle immagini del Columbia che andava in pezzi. Conoscevo tutto l’equipaggio ma, in particolare, ero amico di Laurel Clark, David Brown e William McCool che erano ai miei compagni della classe del 96 (così numerosa che fummo soprannominati “Sardine”). Conoscevo bene anche Rick Husband, il comandante del volo, che era stato la scorta di mia moglie durante i giorni del lancio del 2001.

 
  • Perché lo Shuttle è stato mandato in pensione se si riteneva ancora "abile" a volare?

Paresce
Secondo me perché costava troppo ed era troppo pericoloso per quello che poteva fare in quell’orbita.

 
Guidoni
Lo Space Shuttle va in pensione proprio a causa dell’incidente del Columbia. L’esplosione in fase di rientro - dovuta alla perdita di una mattonella posta sull’ala - ha messo in luce la fragilità di un veicolo con le ali: una fragilità che non si poteva eliminare con qualche piccolo aggiustamento. E’ stato mantenuto in servizio perché era indispensabile al completamento della Stazione Spaziale Internazionale (SSI), ora che la costruzione della SSI è terminata, le tre navette rimaste finiranno nei musei.

 
  • Quali saranno i prossimi scenari. Con quali mezzi si andrà nuovamente nello spazio e quali saranno le differenze?

Paresce
Per noi scienziati, non cambia molto in linea di principio in quanto la maggioranza dei nostri programmi scientifici sono robotici senza uomini. Però dobbiamo essere pratici e pensare che almeno negli USA l’interesse del pubblico è nettamente rivolto verso l’esplorazione umana dello spazio. Senza questa componente, molti pensano che la NASA morirebbe e quindi anche i fondi per la ricerca scientifica nello spazio. Cosa succederà in questo campo nel prossimo futuro specialmente visto lo stato assai precario delle economie mondiali sarà tutto da vedere. La NASA versa oggi in una fortissima crisi finanziaria e sopratutto di visione. L’ESA sta un po’ meglio grazie alla buona decisione di non farsi trascinare nel mondo del volo umano da sola. Forse rimane solo la Cina che ci mostrerà la via da prendere per uscire da questo nostro pantano.
Guidoni
Il prossimo veicolo spaziale americano non sarà un veicolo futuribile ma, piuttosto, un ritorno al passato, alle capsule che hanno caratterizzato gli albori del volo spaziale. Ma la tecnologia sarà quella del XXI secolo, soprattutto per quanto riguarda i sistemi di navigazione e i computer. Come l’Apollo, la nuova capsula verrà lanciata con un razzo e tornerà a terra con un paracadute ma, a differenza di quella degli anni 60, non sarà “usa e getta” ma potrà essere utilizzata per una decina di missioni. Una parte importante sarà giocata dai privati e ben otto compagnie hanno risposto all’appello e fra queste ci sono giganti come la Boeing ma anche piccolo aziende come la quasi sconosciuta Space Exploration Technologies (SpaceX ).

 
  • Quali sono stati i contributi Italiani nella vita dello shuttle?

Paresce
Non saprei rispondere perché non mi sono mai occupato di queste cose.
Guidoni
L’Italia si è avvicinata al volo umano negli anni 90. Sono cominciate le selezioni per i primi astronauti da inviare al centro di addestramento di Houston ed i primi contribuiti con alcuni carichi scientifici come il satellite al guinzaglio (Tethered o TSS) o il satellite per telerilevamento Lageos. Poi la collaborazione con la NASA si è ampliata con la SSI, con la realizzazione dei Moduli Logistici (MPLM) e di diversi esperimenti come quello per rilevare l’antimateria (AMS).

 
  • Pensate che lo shuttle venga ricordato come l'Apollo?
Paresce
Io credo che tra una o due generazioni, nessuno si ricorderà più dello shuttle. In fondo, lo shuttle è stato solo un metodo di trasporto. Ci si ricorderà piuttosto di quei programmi che sono stati resi possibili dallo shuttle tipo Hubble e la Stazione Spaziale. Infatti ci ricorderemo sempre dell’Apollo che ci ha portati sulla Luna ma non del Saturno che l’ha reso possibile.

 
Guidoni
Certamente non è stato eroica come quella dell’Apollo, ma l’era dello Shuttle ha rappresentato un passo avanti fondamentale per avvicinare lo spazio alla Terra. Con lo Shuttle, le missioni spaziali sono diventate quasi un’attività di “routine” e centinaia di astronauti, provenienti dal mondo della ricerca, hanno potuto passare settimane nello spazio per compiere esperimenti scientifici sempre più complessi. Fra qualche decennio, guardando questi veicoli in un museo, si chiederanno come hanno fatto ad avventurarsi nello spazio con una tecnologia così rudimentale.
Per approfondire:


 

 

1 commento:

cooksappe ha detto...

finisce un'era..