venerdì, aprile 17, 2009

Uno sguardo all'universo

Abbiamo la fortuna di avere stretti contatti con una persona eccezionale, un uomo che ha il peso sulle spalle di un cognome importantissimo per l'Italia e il mondo intero. Siamo, se così si può dire, amici di Francesco Paresce il diretto nipote di Guglielmo Marconi. Io personalmente l'ho conosciuto circa un anno fa, quando lo accompagnai alla presentazione del suo libro Tra razzi e telescopi, per il Progetto Lettura, che si tenne presso l'aula magna del Liceo James Joyce di Ariccia.

Una "costellazione" di domande, sommersero lo scienziato e l'attenzione dei giovani era dedicata solamente a lui. Non c'era quel brusio che avvolge avvolte i giovani ragazzi che ascoltano a fatica e forzati una lezione di un professore. Una Standing Ovation poi lo ricoprì di affetto, quando lui stesso criticò un po’ l'istruzione italiana e dichiarò che Marconi non andò mai a scuola, suscitando ancora più curiosità e attenzione nel cercare di capire come il nonno divenne "il" genio della comunicazione. In questi giorni Francesco Paresce, è impegnato nella nuova missione della NASA in collaborazione con l'ESA e gli abbiamo chiesto se poteva in qualche modo tenerci aggiornati sul nuovo lancio che si terrà il prossimo 12 Maggio da Cape Canaveral, e lui non ci ha dedicato solo pochi minuti della sua intensa vita, ma ci ha addirittura inviato un articolo interessantissimo con la promessi di aggiornarci con ogni minimo particolare.

Al Kennedy Space Center della NASA in Florida, si lavora 24 ore su 24 per preparare la navetta spaziale Atlantis per la prossima missione al telescopio spaziale Hubble (HST). Se tutto va bene in questi preparativi, la missione STS-125 (la 126esima della serie) sarà pronta al “lift off” il 12 Maggio prossimo alle 13:31 EDT da Cape Canaveral. Porterà in orbita a 540 km di altezza sette astronauti e un enorme cargo di strumenti e hardware per rimettere completamente a nuovo l’ormai vetusto telescopio (in orbita ormai dal lontano 1990).

Vetusto non significa inutile però, tutt’altro. L’idea originale del progetto HST era ed è sempre stato quella di cercare di evitare la sorte dei grandi telescopi a terra che, dopo 5-10 anni di lavoro, vengono generalmente sorpassati e resi obsoleti dall’avanzare inesorabile della tecnologia spaziale. Il concetto fondamentale adottato dalla NASA e dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) che si è fin dall’inizio associata a questo progetto è basato sulle missioni di servizio sufficientemente frequenti (in questo caso ogni 4-5 anni) per riportare il telescopio alla sua condizione originale di altissima competività tecnologica. A questo fabbisogno ci pensa un’equipe di astronauti specializzati in questo tipo di missione che, mediante varie uscite (spacewalks) nello spazio, cambiano o riparano in loco strumenti scientifici, sostituiscono batterie e giroscopi, migliorano la capacità di trasmissione dei dati a terra etc. Insomma, essenzialmente, come dicevamo, per ricostruire praticamente tutto il “sistema” HST perchè possa continuare a produrre i risultati spettacolari ai quali ci siamo ormai abituati negli ultimi anni.

La missione in partenza il mese prossimo è dunque la quinta della serie ma chiamata Servicing Mission 4 (SM4) perchè la terza è stata divisa in due (SM3a e b). Questa sarà l’ultima (almeno così ci dicono ma nello spazio non si sa mai!) perchè la flotta delle navette dovrebbe andare in pensione l’anno prossimo e anche perchè l’HST dopo più di 20 anni di ottimo servizio verrà finalmente sorpassato da un’altro nuovo telescopio spaziale denominato JWST. Quest’ultimo è in avanzata fase di costruzuine e si prevede il suo lancio nel 2013 o 14. Nel frattempo però, l’HST continuerà grazie al SM4 ad rappresentare il portabandiera dell’astronomia spaziale mondiale fino a quella data se non oltre.

Per 11 giorni e almeno 5 spacewalks di 8 ore ciascuna, l’equipe di Atlantis tra le altre cose sostituirà due vecchi strumenti ormai quasi inutili con due nuovi di zecca appena costruiti che sono l’ultimo grido della tecnologia astronomica. Sostituirà anche un vecchio strumento di puntamento ad interferometria di altissima precisione e il sistema di commando e trasmissione dati che è fallito l’anno scorso. Di particolare interesse per gli astronomi sarà la difficilissima riparazione di due strumenti che si erano inceppati negli ultimi tempi per cause tecniche (una camera a grande campo e uno spettrografo ad alta risoluzione). La posta in gioco per gli astronauti è alta, le difficoltà obbiettive di lavorare in quelle condizioni non poche.

Come è stato detto giustamente in altre occasioni, le missioni spaziali per gli astronauti oggi si possono dividere in due categorie essenzialmente. La prima è quella delle missioni alla stazione spaziale internazionale (ISS) che richiedono astronauti operai e la seconda è quella delle missioni all’HST che richiedono astronauti chirurghi. Per la ISS infatti si tratta principalmente d’istallare grossi pezzi di metallo tipo vele solari, lunghe putrelle di raccordo, moduli di abitazione grandi come camion e incastrarli insieme come un set di Lego. Lavoro sull’HST invece è più simile a quello di un chirurgo in sala operatoria. Per l’HST, gli astronauti devono entrare spesso negli angoli più reconditi e delicati degli strumenti a bordo per rimuovere o riparare un componente malato svitando centinaia di bulloni, e sostituirlo con quello nuovo sano richiudendo il tutto senza perdere pezzi per strada (cosa che succede abbastanza spesso nelle missioni all’ISS ma che sarebbero fatali per l’HST). Tutto questo ricordiamecelo nel vuoto assoluto in posizioni strane e in costumi e guantoni ingombranti!

Per fortuna, gli astronauti scelti per la nostra SM4 sono per la più parte dei vecchi esperti e habitué di questo tipo di lavoro. I veterani sono Mike Massimino e John Grunfeld che saranno alla loro terza missione e che faranno da spalla ai pivelli Andrew Feustel, Michael Good e Megan McArthur, l’unica donna dell’equipaggio.

Il mio interesse personale in questa avventura sta nel fatto che ho partecipato intimamente negli ultimi dieci anni per conto dell’ESA alla costruzione, messa a punto e calibrazione della nuova camera (macchina fotografica) chiamata WFC3 (Wide Field Camera 3) che sostituirà l’ormai vecchia e obsoleta camera WFPC2 che è stata il cavallo di battaglia dell’HST per molti anni. La WFC3 è veramente una meraviglia della tecnica moderna: una macchina pancromatica in grado di ottenere immagini dell’universo ad altissima risoluzione attraverso centinaia di filtri che coprono una larga fetta dello spettro elettromagnetico dall’ultravioletto lontano al vicino infrarosso. Sarà sicuramente il fiore nell’occhiello dell’HST una volta istallata nei primi giorni della missione. Già da adesso anticipando la sua partenza, centinaia di scienziati di tutto il mondo hanno fatto proposte dettagliate e aspettano con ansia l’arrivo prossimo dei dati sull’universo che essa produrrà per loro.

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