Come promesso, ecco la seconda puntata dell'esperienza che Francesco Paresce sta vivendo. Quasi in tempo reale, si può dire, vivremo il lancio di questa nuova avventura. Un ringraziamento grande a un grande personaggio.
La foto presa ieri dall’alto delle due navette Atlantis e Endeavour contemporaneamente sulle loro rampe di lancio 39A e B e tutte e due pronte per la missione SM4 all’HST (descritta su questo blog il 15 Aprile) è storica quanto rara e merita una spiegazione. Il progetto per la quinta missione di servizio all’HST è iniziato già dal lontano 1996 ed era a buon punto e quasi pronta al lancio quando è avvenuta l’orribile tragedia della navetta Columbia. Dopo, si scoprì che la ragione della spettacolare disintegrazione di Columbia nei cieli sopra il Texas il 1 Febbraio 2003 durante il rientro era dovuto ad un grosso buco nelle piastrelle di protezione sotto l’ala destra che permise all’aria rovente di entrare dentro le budella del veicolo facendolo esplodere. A quel punto, la NASA (o meglio dire l’amministratore della NASA) decise di terminare per sempre le missioni di servizio all’HST perchè troppo rischiose condannandolo così a diventare in poco tempo inutilizzabile perchè obsoleta oppure a una lenta agonia mentre si scaricavano inesorabilmente le batterie che la tenevano in vita.
Questo, ovviamente. fu un bruttissimo colpo per tutti noi che avevamo lavorato per tanti anni alla costruzione dei nuovi strumenti e per tutti quei tecnici e ingegneri che avevano profuso tante energie per preparare il cargo della navetta. A nulla servirono fortissime proteste da parte del pubblico e, curiosamente, perfino degli astronauti stessi che ci aspettavamo piuttosto che approvassero la decisione di sospendere i voli per la loro stessa sicurezza. Infatti, il ragionamento della NASA non era del tutto privo di fondamento in quel momento. Se, malauguratamente, si fosse prodotto di nuovo un buco del tipo di quello che affossò Columbia, come avrebbero fatto gli astronauti a tornare a terra? Almeno se si trovavano vicini all’ISS si potevano mettere in salvo entrando nella capsula dell’ISS e lì aspettare una missione di recupero. Ma all’HST questa non era una soluzione possible dato che sarebbero morti aspettando tutto il tempo necessario per montare una spedizione di soccorso.
Per fortuna però, nel frattempo, molti gruppi nella NASA si erano messi alacremente a risolvere i tre problemi fondamentali che avevano portato alla sciagura del Columbia e cioè la caduta di pezzi di gommapiuma isolante dal serbatoio esterno che creavano i buchi alla partenza, la possibilità per gli astronauti in orbita di ispezionare con delle telecamere i punti nevralgici delle ali e finalmente la possibilità di potere riparare in loco una ferita in questi punti se trovati danneggiati. Per fare una lunga storia breve, questi gruppi riuscirono a convincere la NASA a trovare delle ottime soluzioni a tutti e tre i problemi in maniera pratica e definitiva. Queste soluzioni furono poi sperimentate in varie situazioni su successive missioni all’ISS e trovate bene azzeccate.
Questo, ovviamente. fu un bruttissimo colpo per tutti noi che avevamo lavorato per tanti anni alla costruzione dei nuovi strumenti e per tutti quei tecnici e ingegneri che avevano profuso tante energie per preparare il cargo della navetta. A nulla servirono fortissime proteste da parte del pubblico e, curiosamente, perfino degli astronauti stessi che ci aspettavamo piuttosto che approvassero la decisione di sospendere i voli per la loro stessa sicurezza. Infatti, il ragionamento della NASA non era del tutto privo di fondamento in quel momento. Se, malauguratamente, si fosse prodotto di nuovo un buco del tipo di quello che affossò Columbia, come avrebbero fatto gli astronauti a tornare a terra? Almeno se si trovavano vicini all’ISS si potevano mettere in salvo entrando nella capsula dell’ISS e lì aspettare una missione di recupero. Ma all’HST questa non era una soluzione possible dato che sarebbero morti aspettando tutto il tempo necessario per montare una spedizione di soccorso.
Per fortuna però, nel frattempo, molti gruppi nella NASA si erano messi alacremente a risolvere i tre problemi fondamentali che avevano portato alla sciagura del Columbia e cioè la caduta di pezzi di gommapiuma isolante dal serbatoio esterno che creavano i buchi alla partenza, la possibilità per gli astronauti in orbita di ispezionare con delle telecamere i punti nevralgici delle ali e finalmente la possibilità di potere riparare in loco una ferita in questi punti se trovati danneggiati. Per fare una lunga storia breve, questi gruppi riuscirono a convincere la NASA a trovare delle ottime soluzioni a tutti e tre i problemi in maniera pratica e definitiva. Queste soluzioni furono poi sperimentate in varie situazioni su successive missioni all’ISS e trovate bene azzeccate.
Ma l’amministratore della NASA che non era un tecnico ma piuttosto un manager rimase inamovibile sulla sua decisione fino a che, per fortuna nostra, si dimise nel 2005 e fu rimpiazzato da un ingegnere aerospaziale lungimirante e di buon senso. E quest’ultimo disse: va bene ragazzi potete tornare all’HST e quindi riprendere i lavori sul SM4 ma ad una condizione importante e non del tutto facile da implementare visto che di navette ne erano rimaste alla fine solo tre. E cioè che alla partenza della SM4 e durante tutta la missione fino al rientro fosse pronta e completamente attrezzata perfino con i suoi astronauti pronti a partire in qualunque momento un’altra navetta che potesse nel caso che si presentassero problemi irrisolvibili in orbita immediatamente partire in tempi brevissimi e salvare gli astronauti bloccati lassù.
Ovviamente un’ottima soluzione anche in vista del fatto che ormai tanti dei problemi incontrati nelle missioni precedenti erano effettivamente diminuiti di serietà ma in ogni caso la prudenza in questi casi non è mai di troppo. Ed ecco spiegata la strana situazione delle due navette pronte a partire quasi contemporaneamente: cosa che non era mai successa prima e quasi sicuramente non succederà mai più dopo il forzato pensionamento delle navette l’anno prossimo. Uno spiegamento di forze veramente impressionante che dimostra in maniera lampante l’importanza di questo progetto per tutto il mondo.
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