Luigi Luca Cavalli Sforza, uno dei massimi genetisti viventi, ha deciso di rientrare definitivamente in Italia dopo 37 anni passati negli Stati Uniti, alla Facoltà di Medicina della Stanford University, dove è stato professore e poi professore emerito di Genetica. Il prossimo 24 ottobre a Roma aprirà il Congresso nazionale della Società italiana di Psiconeuroendocrinoimmunologia con una lezione magistrale su "Geni e cultura: il ruolo dei comportamenti nell'evoluzione umana". Il caso e la necessità È qui la peculiarità della ricerca di Cavalli Sforza e, al tempo stesso, il coraggio di un'indagine necessariamente interdisciplinare, che presuppone una contaminazione tra scienze biologiche e scienze cosiddette umanistiche.
"Il primo vantaggio che si può trarre da questo approccio multidisciplinare", scrive in un suo recente libro "Il caso e la necessità", Di Renzo Editore, Roma 2007, "è il piacere intellettuale di trovare somiglianze e concordanze tra ambiti di studio così disparati e solitamente presentati come opposti, come la scienza e le discipline umanistiche".
Ma il libro che ha fatto più scalpore sull'argomento lo pubblicò nel 1981 assieme al genetista di popolazione Marcus W. Feldman, con il titolo "Cultural transmission and evolution", Princeton University Press, dove introdusse il concetto di "evoluzione culturale" che, al pari di quella biologica, obbedisce alla stessa necessità: l'adattamento della specie."L'evoluzione culturale è un'invenzione, o meglio, una manifestazione dell'evoluzione genetica, una delle tante. Non è unica dell'uomo. Vi sono manifestazioni "sociali" anche nei batteri che qualcuno equipara a fenomeni culturali.
Tratto da La Repubblica del 16 ottobre 2008
Nessun commento:
Posta un commento