lunedì, maggio 18, 2009

Viva questi intrepidi astronauti!

Dopo avere risolto brillantemente il nodo veramente faustiano della vecchia camera che non voleva essere sostituita dopo 16 anni di lavoro (vedi il mio post del 16 Maggio), ieri e oggi gli astronauti si sono di nuovo distinti in vere acrobazie nello spazio per risolvere altri profondi rebus strumentali e sempre con successo. Eccone uno al lavoro visto rispecchiato nel casco dell’altro. Mai nella storia della fisica spaziale così tanti devono tanto a così pochi! E’ proprio il caso di dirlo!

Ma torniamo ai fatti. Ieri il lavoro consisteva in pratica di scambiare un’altro vecchio strumento non più utilizzato con uno nuovo di zecca: il COS (Cosmic Origins Spectrograph) il più sensibile spettrografo mai portato in orbita. Questo compito per fortuna questa volta è andato liscio come l’olio e in poco tempo la cosa era fatta. Il secondo compito però presentava delle difficoltà molto maggiori che dovevano impegnare veramente a fondo le facoltà tecniche degli astronauti e cioè riparare la grande camera ACS (Advanced Camera for Surveys) che si era fermata due anni fa per un guasto nel sistema di alimentazione elettrico.

Se l’avete visto su NASA TV eravate partecipi ad un evento storico: la prima riparazione in orbita di uno strumento complesso come l’ACS. Per riuscirci, Grunsfeld doveva prima di tutto tagliare un varco nella griglia di alluminio spessa quanto un CD che rinchiudeva le schede elettroniche bruciate da un corto circuito usando uno speciale arnese costruito apposta per questo. L’arnese consisteva in un tranciatore con ruote di acciaio per recidere la griglia in 12 punti e così arrivare al coperchio della scatola contenente le schede.
Compiuto questo lavoro preliminare, si presentava la sfida di aprire il coperchio svitando 32 piccole viti senza perderle nello spazio (cosa eccezionalmente difficile con i guantoni che hanno). Per sormontare il difficile problema, Grunsfeld usò uno speciale marchingegno che permetteva di catturare nelle loro posizioni originali le viti mentre le svitava. Fatto questo, è riuscito con un pò di sforzo a liberare le schede bruciate e sostituirle una ad una con quelle buone che aveva con se e poi richiudere attentamente il tutto per evitare possible contaminazione o interferenze ellettriche alle schede.
Ma non era ancora finito perchè si doveva anche attaccare un nuovo alimentatore a bassa tensione all’esterno dello strumento e poi connettere un bel pò di cavi elettrici verso i vecchi connettori. La coreografia della difficile impresa era spettacolare con Grunsfeld infilato dentro il telescopio, Feustel sistemato all’estremità del braccio robotico guidato da Megan McArthur che trasferiva gli strumenti per la riparazione avanti e indietro tra il telescopio e i vari contenitori nel vano cargo mentre Mike Good faceva da direttore d’orchestra dall’interno della cabina di volo.
Tutto è andato alla perfezione con ampio anticipo rispetto al previsto. E il giorno dopo anche la riparazione dello spettrografo STIS. Un grande applauso assai meritato al termine dell’impresa da parte di tutta l’equipe di supporto a terra a Houston e a Goddard accolse gli astronauti al rientro nella cabina pressurizzata. Ancora più meritato dopo che i test che mostrano che tutte e due gli strumenti lavorano bene come previsto e sperato.

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