Se l’Italia torna a mostrare il suo volto razzista, la scienza ha ormai escluso la possibilità di divedere l’umanità in razze: gli studi nel campo della genetica di popolazione hanno contribuito a togliere ogni fondamento scientifico al razzismo. Sedna ne discute con il genetista Luca Cavalli Sforza, il primo a dimostrare che le razze non esistono, autore di molti saggi tra cui Il caso e la necessità. Ragioni e limiti della diversità genetica (Di Renzo editore 2007).
L’intervista è andata in onda su Radio Fragola di Trieste.
L’intervista è andata in onda su Radio Fragola di Trieste.
Razzismo e genetica, la scienza ha escluso la possibilità di dividere l’umanità in razze, e proprio Cavalli Sforza con i suoi studi nel campo della genetica, ha contribuito a togliere ogni fondamento scientifico alle tesi razziste. Qual è la soluzione però per sfatare i luoghi comuni, falsi miti e i pregiudizi che ancora rafforzano il razzismo?
Secondo Luca Cavalli Sforza, bisogna approfondire la ricerca per far capire che le razze non esistono, esistono invece le difficoltà nel comprendersi perché ci sono almeno seimila lingue al mondo e questo comporterebbe al non capirsi e a respingere ciò che non si capisce.
Le differenze tra popolazioni sono solo genetiche, come il colore della pelle o tollerare più o meno il latte e questo lo si può notare anche in Italia tra abitanti del nord e abitanti del sud, ma quello che ci colpisce di più è l’aspetto estetico e in Europa si è sviluppato una specie di disprezzo per il colore diverso della pelle. Ad amplificare questa paura o disprezzo per le popolazioni nere, c’è anche il fatto del loro tardivo sviluppo causato da vari eventi. Questo permette a qualche sprovveduto di pensare ancora come essere appartenente ad una razza superiore, senza invece aver approfondito le ricerche.
Le differenze genetiche però, non permettono comunque una integrazione tra persone diverse. Le razze non esistono ed è la psicologia a individuare le diversità, per la genetica il colore della pelle è solamente un segno di un clima profondamente diverso dal nostro.
Ma dopo tutto, che cos’è che alimenta ancora il razzismo nei giovani? Alla domanda lo scienziato italiano risponde con molta semplicità e chiarezza. La trasmissione culturale, la trasmissione delle conoscenze. Cioè quello che si impara in famiglia, al mantenimento delle tradizioni ma anche dei pregiudizi.
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