mercoledì, agosto 10, 2011

Un futuro spaventoso per la fertilità femminile – dall’uomo che ha creato la Pillola

Intervista di Helen Weathers - Daily Mail

Al Prof. Carl Djerassi viene spesso chiesto cosa sarebbe potuto accadere se non avesse inventato la Pillola per il controllo delle nascite.

Ci sarebbe stata la rivoluzione sessuale, l’amore libero e il cambiamento epocale che continua a plasmare la società? Il mondo sarebbe un posto migliore o peggiore? La Pillola ha dato il potere alla donne dando loro il controllo della propria fertilità e la libertà di godere del sesso senza timore di una gravidanza?

Oppure è, nelle parole di uno scrittore, uno dei “maggiori disastri del XX secolo dal punto di vista medico, morale ed etico”?

Il Prof. Djerassi aggrotta le sopraciglia e ammette di sentirsi “in*****ato” e offeso dalle “sciocchezze” declamate da coloro che attribuiscono alla Pillola la colpa dei mali della società.

“Senza la Pillola la rivoluzione sessuale sarebbe avvenuta in ogni caso. Ma ci sarebbe stata molta più sofferenza in termini di gravidanze non volute e di aborti illegali,” dice.

Quest’anno segna il cinquantesimo anniversario del brevetto della Pillola anticoncezionale nel Regno Unito e ad ottobre il prof. Djerassi festeggerà il sessantesimo compleanno della sua scoperta scientifica. Ad 86 anni, ben lontano dalla pensione, ha accettato di incontrarmi nel suo appartamento londinese per discutere la sua eredità e presentare la sua visione sensazionale –e qualcuno potrebbe dire non risolutiva – del futuro. 

Il prof. Djerassi crede che, con la maggior parte delle donne di oggi che ritarda la maternità per motivi economici, la sua invenzione potrebbe presto divenire ridondante.

“Un numero molto elevato di professioniste colte, di fronte all’orologio biologico, danno priorità alle proprie ambizioni professionali,” dice. “Prima di rendersene conto sono entrate nei 30. All’età di 35 anni hanno perso il 95% dei loro ovuli e i rimanenti stanno invecchiando rapidamente. Prima o poi, nel prossimi 20 anni, sempre più giovani congeleranno ovuli e gameti a vent’anni, e li conserveranno per usarli successivamente.

Si libereranno della necessità della contraccezione facendosi sterilizzare e ritireranno ovuli e sperma quando saranno pronti ad avere un figlio tramite la fecondazione in vitro.” Il Padre della Pillola, come è stato ribattezzato Djerassi, mi conduce in un elegante soggiorno adorno di arte raffinata. È un uomo piccolo, elegante, con i capelli bianchi ed una barba ben curata. Professore all’Università americana di Stanford, si ritiene ormai più un autore e un agente provocatore che uno scienziato.

Con la sua scrittura esplora le conseguenze sociali del progresso tecnologico, sperando di portare gli argomenti trattati a un pubblico più vasto. La chiama “scienza-nella-finzione” in opposizione alla fantascienza, che invita il lettore ad esprimere il proprio giudizio sulla base dei fatti.

Il prof. Djerassi mi scruta in maniera circospetta, chiedendosi se sono il tipo di persona che ha a che fare con i fatti o un membro in piena regola della maggioranza morale, un fondamentalista religioso per il quale la contraccezione contravviene la legge di Dio.

“Se io penso che il mondo sia tondo e lei pensa che il mondo sia piatto, ogni discussione è priva di senso,” dice. “Lei non cambierà il mio credo, e io non cambierò il suo. Io non sono religioso, non credo in Dio. Benché rispetti il diritto degli altri di avere un credo, discutere sui fondamenti non ha senso.”

Peggio ancora, ai suoi occhi, potrei essere una di quelle femministe che ha portato con sé una lunga lista di accuse contro gli inventori maschi della Pillola che interferisce con la naturale fertilità di una donna, riempiendola di ormoni, per trasformarla in un giocattolo sessuale per gli uomini?  Le obiezioni religiose le può capire, ma esprime stupore all’idea che donne colte e di intelligenza al di sopra della media possono essere tali “luddiste della riproduzione”. Questi punti di vista – che si lamentano della medicalizzazione della fertilità femminile e del concepimento – non le considera sciocchezze, ma “sciocchezze sentimentali”.

“Le femministe sono state in ogni tempo contro la Pillola per motivi ideologici, considerandola un’invenzione maschile che si scontrava con gli spetti più intimi del loro corpo. A livello emotivo, lo comprendo e lo condivido in maniera assoluta, ma è illogico,” continua. “Ci hanno detto che dovremmo lavorare sulla contraccezione maschile, ma questo lascerebbe le donne esattamente nella stessa posizione di un tempo – a dipendere dagli uomini quando e se restare incinte.

“La cosa più importante della Pillola è che dà alle donne quel potere che prima non avevano, e chiunque non riconosca questo fatto, vive in un altro mondo. Ci sono oggi circa 100 milioni di donne in tutto il mondo che prende volontariamente la Pillola. Non la prendono perché qualcuno gliela fa prendere,” aggiunge.  “Queste donne hanno una ragione per non voler restare incinte, principalmente economica."

State dicendo a queste donne, che vogliono pianificare la propria famiglia, che sono delle idiote che si nutrono di una bugia?

“Ci sono centinaia di milioni di donne che non prendono la Pillola. Non vogliono prendere ormoni tutti i giorni, e questo è comprensibile. È una loro scelta. Gli anni Sessanta sono stati il momento ideale per introdurre questa sostanza come contraccettivo orale. Può essere stato un fattore che ha contribuito alla rivoluzione sessuale, che ha rimosso una barriera al rapporto sessuale libero, ma è assurdo dire che l’abbia causata."

“Accetto completamente gli aspetti negativi della sessualità, ma attribuirli alla Pillola non ha senso.”

Era il 15 ottobre del 1951 quando giovane ricercatore in un laboratorio del Messico, Carl Djerassi ha fatto la sua grande scoperta. Figlio di madre viennese e padre bulgaro – entrambi medici, divorziati da quando aveva 4 anni – è fuggito dall’Austria a 15 anni, in seguito all’invasione di Hitler e alla fine si è stabilito in America. Dopo aver terminato il college e non in grado di mantenersi agli studi di medicina, è passato alla ricerca chimica, accettando un lavoro nell’azienda farmaceutica Syntex a Città del Messico.

Fino alle ricerche di Djerassi, nessuno era stato in grado di convertire il progesterone – prodotto durante la gravidanza per bloccare il normale ciclo di rilascio di ovuli da parte elle ovaie, che agisce così da contraccettivo naturale – in una forma attiva per via orale. Il biologo Gregory Pincus, in un altro laboratorio, coordinava la sperimentazione di un contraccettivo e il fisico John Rock sovrintendeva ai primi studi clinici a Porto Rico prima che fosse approvata dall’FDA in America nel 1960.  Il professor Djerassi preferisce descriversi come la “madre della Pillola” in opposizione al padre, nel senso che lui ha creato l’ovulo – il nucleo della Pillola. Vede Pinkus come il padre e Rock come l’ostetrica.

“Non c’è stato un momento tipo Eureka,” dice il prof. Djerassi della sua scoperta scientifica. “Il chimico sintetico è un architetto. Crea l’edificio, ma questo non è finito fino a che non vengono installate le finestre e l’impianto elettrico, e si decide la sua destinazione.”

Certamente, all’epoca della sua scoperta, il prof. Djerassi non aveva idea di come la Pillola avrebbe trasformato la società.

“Quando ho iniziato le mie ricerche, non c’era interesse per la contraccezione. Si studiava il progesterone per trattare i problemi mestruali e di fertilità, anche se era già stato da tempo riconosciuto come un contraccettivo naturale,” dice.

Il suo rapido passaggio alla contraccezione ha stupito i suoi stessi creatori. “La fine degli studi clinici ha coinciso con l’inizio della rivoluzione sessuale, ma nessuno si aspettava che le donne avrebbero accettato i contraccettivi orali così come è avvenuto negli anni Sessanta.

“L’esplosione è stata più veloce del previsto. Pensavo che la Pillola sarebbe divenuta obsoleta nel giro di 20 anni, sostituita da un intero supermercato di alternative contraccettive, ma questo non è accaduto.

“Ora non c’è interesse in nuove forme di contraccezione da parte delle popolazioni occidentali in via di invecchiamento. Per le aziende farmaceutiche il profitto sta nei nuovi farmaci per la cura delle patologie della terza età, che sono ora un grande problema: l’Alzheimer, il cancro, le malattie cardiovascolari.
“Dal punto di vista scientifico saremmo in grado di produrre una pillola maschile, ma non c’è interesse a farlo.”

Davvero il prof. Djerassi non vede un legame tra l’uso diffuso del controllo delle nascite, la diffusione della promiscuità e il crollo della famiglia tradizionale?

Lui sostiene che non bisogna incolpare l’hardware della contraccezione, ma il software della società. Ovvero, la scarsa educazione sanitaria e sessuale da parte delle strutture pubbliche, la povertà, lo status minoritario delle donne e la carenza di politiche per la famiglia.

“La Gran Bretagna e l’America dovrebbero vergognarsi della percentuale elevata di gravidanze tra le adolescenti,” dice. “Perché, se il controllo delle nascite è disponibile gratuitamente, c’è così tanta differenza tra i vari Paesi? È tutta colpa del software.”

Oggi non è insolito trovare donne in menopausa senza figli che partoriscono o coppie appartenenti allo stesso sesso che diventano genitori ricorrendo ad ovuli e sperma di un donatore e alla fecondazione in vitro. Questo, sostiene il prof. Djerassi, è la conseguenza logica della separazione tra sesso e riproduzione. Se si può avere sesso senza bambini, il passo successivo sarà avere bambini senza sesso.

“La media europea è di 1,5 figli per famiglia, perciò se si vuole avere un figlio perché non farlo programmandolo o desiderandolo? Un figlio programmato è ovviamente un figlio desiderato e un figlio desiderato è un figlio amato.  Un figlio amato, per me, è probabilmente il miglior cemento per una relazione stabile tra due genitori. E chi dice che le coppie eterosessuali sono genitori migliori di quelle dello stesso sesso?

"Si parla del sesso nell’epoca della riproduzione meccanica come di un elemento che distrugge la famiglia, quando è in realtà l’opposto. Se non si hanno gravidanze indesiderate, è meno probabile che si abbiano relazioni o matrimoni infelici.”

A questo proposito il prof. Djerassi sembra parlare per esperienza personale. Ha sposato la sua prima moglie, un’insegnante, a 19 anni, ma hanno divorziato sette anni dopo quando la sua amante è rimasta accidentalmente incinta del suo primo figlio.

“Ero troppo giovane per sposarmi e ho avuto una relazione. Non sto giustificando l’adulterio, ma non era una relazione banale e lei è rimasta incinta per colpa mia,” dice Djerassi. Erano gli anni ante-Pillola e lei una professionista incinta. All’epoca la vita era molto difficile per le madri single. Decisi che dovevo sposarla. Mi sentivo obbligato."

“Chiesi il divorzio alla mia prima moglie e fui abbastanza sorpreso che lei accettasse senza rancore. Sono stato sposato con la mia seconda moglie per 25 anni e abbiamo avuto due figli. Ma l’avrei sposata se non fosse rimasta incinta? Assolutamente no."

“Quando abbiamo divorziato per lei è stato molto penoso, ma non per me, e poi a cinquant’anni ho incontrato la mia terza moglie, il grande amore della mia vita. Siamo stati sposati per 22 anni, fino alla sua morte, tre anni fa.”

Per la cronaca, la scelta personale di Djerassi per la contraccezione è stato il preservativo e si è sottoposto a vasectomia dopo la nascita dei suoi figli. Perciò non ha mai tratto vero vantaggio dalla sua invenzione.

Ci sono stati benefici economici però – frutto della vendita delle sue azioni della Syntex, l’azienda presso cui fece la sua scoperta e del quale divenne in seguito vicepresidente. Oltre al suo appartamento londinese, ha una casa a Vienna e una proprietà di 1200 acri vicino San Francisco, dove ha costituito una colonia per artisti in memoria della figlia Pamela, artista anche lei, suicidatasi nel 1978 a 28 anni, dopo aver sofferto di depressione. E in realtà, dopo tanto plauso, dopo tanti premi e dottorati ricevuti per il suo lavoro, la morte di Pamela resta per lui “la grande tragedia della mia vita.”

Tre anni prima di morire, Pamela sembrò prendere una decisione che andava contro la grande scoperta di suo padre, scegliendo di farsi sterilizzare. Sposata a un medico, aveva deciso di non volere dei figli propri.

“Naturalmente ho cercato di dissuaderla, perche sembrava una cosa un po’ drastica da fare, ma lei oppose un’argomentazione molto logica. Era, ricordo, l’epoca della guerra in Vietnam, e lei non voleva fare un figlio in un modo così orribile in cui c’erano così tanti orfani,” dice. “Diceva che se avesse voluto figlio in futuro, sarebbe stato meglio adottarlo.”

Il prof. Djerassi non pensa che sia stata questa decisione a causare la depressione che, crede, l’ha portata al suicidio.

“Ha avuto alti e bassi nella sua vita,” dice. “Sentiva che il suo lavoro non andava bene, e sentiva profondamente la discriminazione nei confronti delle donne artiste. È stato un atto di disperazione, pura e semplice.”

Tornando alla sua visione del futuro, il prof. Djerassi vede il congelamento degli ovuli come uno strumento fondamentale per la pianificazione della famiglia – un ulteriore potenziamento delle donne. Coloro che lo trovano obiettabile, sostiene, sono quelli che “romanticizzano” il concepimento.

“Sta già accadendo a Stanford, dove insegno. Le assistenti donne impegnate in un percorso di carriera decennale, che lavorano 60 o 80 ore a settimana, stanno congelando i propri ovuli per usarli in futuro.”

Perché le donne devono congelare i propri ovuli e ritardare la maternità a 40 anni solo per poter competere in un ambiente professionale concepito da uomini per gli uomini?

“Accetto pienamente questa argomentazione,” dice. “Perché le donne dovrebbero adattarsi ad una società che si adatta meglio gli uomini? Ma per cambiare il clima, si ha bisogno di più donne nelle posizioni di potere e d’influenza, e la strada è ancora molto lunga.”

Fino ad allora, il prof. Djerassi dice che le donne non hanno altra scelta se quella non di vivere nella società esistente. Se vogliono l’avanzamento professionale e la maternità, devono approfittare dei vantaggi offerti loro dalla scienza.

È un futuro che molti possono trovare profondamente innaturale, ben lontano da ciò che vorremmo per le nostre figlie. Ma questi pensieri, come potrebbe controbattere il prof. Djerassi, non sono forse solo sciocchezze sentimentali?

Per approfondire:

Dalla pillola alla penna - Carl Djerassi - Di Renzo Editore

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