martedì, novembre 24, 2009

Ettore Majorana e il semplice buon senso

La figura di Ettore Majorana, quella dell'uomo e dello scienziato, è stata "scolpita" da una splendida testimonianza di Giuseppe Cocconi, fisico di fama internazionale che ha voluto ricordare il giovane collega scomparso, con le parole di Enrico Fermi: "Fu allora che Fermi, cercando di farmi capire che cosa significasse tale perdita, si espresse in un modo al quanto insolito, lui che era così serenamente severo quando si trattava di giudicare il prossimo. Ed a questo punto vorrei ripetere le sue parole così come da allora me le sento risuonare nella memoria. [Perché, vede, al mondo ci sono varie categorie di scienziati; gente di secondo e terzo rango, che fan del loro meglio ma non vanno molto lontano. C'è anche gente di primo rango, che arriva a scoperte di grande importanza, fondamentali per lo sviluppo della scienza. Ma poi ci sono geni, come Galileo e Newton. Ebbene Ettore Majorana era uno di quelli. Majorana aveva quello che nessun'altro al mondo ha: sfortunatamente gli mancava quel che invece è comune trovare negli altri uomini, il semplice buon senso].

Erasmo Recami, docente di fisica teorica prima all'università di Catania, adesso, dell'università statale di Bergamo, ha scritto con l'aiuto e l'appoggio indispensabile di Maria Majorana, sorella minore di Ettore, uno straordinario libro "Il caso Majorana", (Di Renzo Editore) che raccoglie documenti, lettere e testimonianze che ridanno alla vita dello scienziato catanese un ordine e un significato che prima non aveva.


Ettore Majorana scomparve da Palermo sabato 26 marzo 1938, aveva trentuno anni, essendo nato a Catania il 5 agosto 1906; questa è l'ultima data che è possibile rintracciare, attraverso una lettera indirizzata ad Antonio Carrelli, direttore dell'istituto di fisica sperimentale di Napoli dove lo scienziato siciliano insegnava fisica teorica, avendo ottenuto dal Ministro la nomina "... nella facoltà di scienze della regia università di Napoli, per l'alta fama di singolare perizia a cui Ella è pervenuta".


Con Majorana, quindi, svanisce la possibilità che i "ragazzi di via Panisperna", ovvero dell'istituto di fisica sperimentale di Roma, cattedra creata da Orso Mario Corbino, fisico siciliano, laureatosi a Palermo, docente a Messina e, poi, a Roma, direttore dell'istituto di fisica di via Panisperna, possano fruire del contributo, della capacità speculativa che, a dar retta ad Enrico Fermi, poteva essere fornita da uno dei più grandi geni nati nel suolo italiano, ovvero Ettore Majorana.


Enrico Fermi, come è a tutti noto, viene messo in cattedra da Corbino che inventa a Roma l'istituto di fisica teorica: a venticinque anni è ordinario a Roma; premio Nobel nel 1938 a trentasette anni; Fermi entra nella leggenda nel 1942 a Chicago quando scoprì, novello Prometeo, poco più che quarantenne il primo reattore nucleare che produceva energia controllata. Eppure questo straordinario scienziato, parliamo di Fermi che riusciva a contemperare la speculazione teorica con la sperimentazione, dopo aver costruito con Corbino un team di grandissimi fisici, che non era secondo neanche al gruppo di Lipsia di Heisenberg, anche lui premio Nobel nel 1932 ed inventore del principio di indeterminazione in fisica nucleare, non riuscì a salvare la intelligenza irripetibile di Ettore Majorana dall'annientamento.
Scrivendo a Mussolini il 27 luglio 1938 dopo la scomparsa del giovane scienziato siciliano cosi si esprimeva: "Io non esito a dichiararVi, e non lo dico quale espressione iperbolica, che fra tutti gli studiosi italiani e stranieri che ho avuto occasione di avvicinare il Majorana è fra tutti quello che per profondità di ingegno mi ha maggiormente colpito''.


Lo stesso Bruno Pontecorvo che con Ettore Arnaldi, Giuseppe Cocconi, Franco Rosetti, Enrico Fermi erano parte fondamentale dell'istituto di fisica di via Panisperna testimonio che: "Majorana possedeva già una erudizione tale ed aveva raggiunto un tale livello di comprensione della fisica da poter parlare con Fermi di problemi da pari a pari". "Se un problema è già posto, nessuno al mondo lo può risolvere meglio di Majorana” Fermi ai suoi colleghi. Immagini il lettore lo sgomento di Fermi ma dello stesso Heisenberg alla notizia della scomparsa di Majorana, il fatto è che non soltanto l'uomo e lo scienziato erano assurdamente dileguati, ma che Majorana avesse portato con sé buona parte del futuro sviluppo della fisica nucleare è abbastanza probabile, infatti Fermi e Heisenberg erano stati gli unici ad indurlo a scrivere alcuni articoli relative alle sue scoperte. Al contrario molte delle intuizioni avute da Majorana sono scomparse con lui.


Recami in questo straordinario scritto, tra le altre cose, va alla ricerca dell'uomo ma anche a indagare sulla straordinaria intelligenza scientifica di Ettore Majorana che con ogni probabilità ha prodotto, molto di più di ciò che è stato ritrovato.


[Angelo Mattone - I Vespri]

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