Come si può suscitare la curiosità dei bambini verso la scienza? Ci pensano Harold Kroto e l'Exploratorium di San Francisco, ideato nel 1968 da Frank Oppenheimer. L’idea è quella di suscitare nei bambini lo stupore e la curiosità per i fenomeni scientifici attraverso il gioco e la scoperta, come fu quella bussola per Einstein.
Quando aveva sei anni lo scienziato tedesco, ammalato e costretto a stare a casa da scuola, iniziò a giocare con una bussola, che gli regalò il padre per non farlo annoiare troppo. Cercò di capire subito quale forza facesse muovere l’asticella e fu quella bussola che accese la sua curiosità per la fisica e scrisse il suo destino come scienziato.
Il gioco e la scoperta sono i due veicoli per invogliare la curiosità verso i fenomeni scientifici. I bambini impareranno a conoscere il mondo con i cinque sensi, per poi misurare ciò che li circonda in modo creativo.
«Il punto di partenza è la meraviglia di fronte a un fenomeno sconosciuto e inatteso - spiega Piero Bianucci, direttore del comitato scientifico - che si ottiene coinvolgendo il giovane visitatore in un esperimento». I bambini capiranno il meccanismo del metodo scientifico, che parte da una percezione della realtà fenomenica, passa per la misura, l’ipotesi interpretativa del fenomeno, l’esperimento per mettere alla prova l’ipotesi e la generalizzazione in un modello (una teoria).
D’altronde fino a quattro anni i bambini - a parità di condizioni ambientali, affettive ed economiche - sono uguali tra loro ed estremamente plastici. A otto anni non è più così: il modo in cui hanno appreso le prime nozioni influenza il modo di memorizzarne altre in futuro, alcuni aspetti della percezione dello spazio si consolida e si determina l’orientamento nei confronti del mondo. Superato un «periodo sensibile» tra i 5 e i 12 anni, l’insorgere di vocazioni scientifiche diventa molto meno probabile.
«Non c’è ancora nulla di simile in Italia - dice Anna Maria Poggi, presidente della Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo - L’idea è di fornire a tutti e in primo luogo ai 200 istituti in rete con la Fondazione San Paolo, gli strumenti adeguati per l’insegnamento dell’educazione scientifica: il Science for Children potrebbe essere il giardino dei futuri Nobel».
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