lunedì, settembre 21, 2009

La gioia di fare ricerca

di Paola Scarpelli, studentessa

18 marzo 2009 – Aula Magna MaestrePie
Lezione del prof. Francesco Paresce tenuta agli allievi del Liceo Renzi, a quelli svedesi del Liceo Haganässkolan di Älmhult e a quelli tedeschi della Gerhart-Hauptmann-Schule di Griesheim.

Il prof. Paresce, fisico ed astronomo, nipote di Marconi, attraverso il racconto del suo affascinante percorso di vita e di scienza, trascorso Tra razzi e telescopi (Di Renzo Editore, Roma, 2005) ha spiegato perché è convinto che la teoria ci può solo indicare la direzione da seguire, ma che soltanto l’osservazione e le misurazioni possono guidarci nella ricerca scientifica.

Prima di fare una qualunque considerazione sulla ricerca, è necessario rispondere ad alcune domande che permettano di chiarire che cosa realmente si intende con questo termine, dalle cui risposte si può iniziare a riflettere affrontando alcuni dei temi-chiave legati alla ricerca scientifica che oggi, soprattutto in Italia, sembra non trovare lo spazio necessario.
La ricerca è essenzialmente l’osservazione obiettiva e spassionata dell’universo in cui viviamo utilizzando il metodo scientifico inteso da Galileo come unione di sensate esperienze e necessarie dimostrazioni.
L’uomo, con occhi più o meno critici, tende ad osservare ogni fenomeno che lo circonda, un po’ per istinto, un po’ per curiosità. E sono proprio i nostri sensi, ovvero l’istinto, accompagnati da un interesse teorico, ossia la curiosità, che fanno nascere in noi il bisogno delle necessarie dimostrazioni di cui parlava Galileo.
Alle domande fondamentali della vita – chi siamo, da dove veniamo, dove stiamo andando, che senso ha la nostra vita nell’universo – lo scienziato cerca risposte nella natura, usando il metodo scientifico, convinto che questo sia l’unico modo a disposizione dell’homo sapiens sapiens per organizzare razionalmente e pacificamente la nostra società, ma soprattutto per trovare una ragione chiara e universalmente condivisa della nostra vita su questa terra.
Come disse un famoso teologo, Se la vita fosse solo quella che vediamo, tutto sarebbe una passione inutile tutti saremmo condannati a una fine senza scampo e ogni gioia sarebbe vana.

Gli scienziati, invece, sono spinti nel loro lavoro dalla gioia che scaturisce dall’osservazione attenta della realtà circostante munita di rispetto, umiltà e pazienza, senza preconcetti, con spirito positivo ma scettico.

Così è fatta la scienza, per fortuna. Sempre alla ricerca di una spiegazione migliore e di una modalità interpretativa dei fenomeni realmente efficace, sulla base, naturalmente, delle informazioni disponibili. La teoria, a volte, può indicare la direzione da seguire, ma sono solo l’osservazione e le misurazioni che permettono di progredire nella ricerca della verità. Ricordandosi sempre, però, che quest’ultima è relativa. In altre parole è possibile affermare che l’utilità della scienza risiede semplicemente ed esclusivamente nell’aiutarci a distinguere il “probabilmente vero” dal “sicuramente falso”. (Francesco Paresce, Tra razzi e telescopi, Di Renzo Editore, Roma, 2005)

Davvero grande è il progresso di cui la scienza è stata protagonista in particolar modo in questi ultimi anni, ma tante sono le domande a cui si cercano ancora risposte. Cercare di risolvere questi misteri, è ora compito di noi giovani, perché ognuno di noi può diventare scienziato! Secondo Paresce, basta un po’ di fiducia in se stessi, una buona dose di curiosità ed entusiasmo che spinga a domandarsi sempre il perché delle cose, il necessario scetticismo che faccia dubitare di quanto viene raccontato, un’ottima padronanza della lingua inglese e la disponibilità, se necessario, a partire per lidi lontani approfondendo così le proprie conoscenze. Insomma, il messaggio è chiaro: non bisogna aver paura della scienza ma anzi bisogna avvicinarla e praticarla, perché può essere - appunto - fonte di una grande gioia.
Lui ci crede e noi?
Beh, basta provare e … riprovare!

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