martedì, luglio 21, 2009

Competizione e motivazioni

Sul blog Scienceblog.de in collaborazione con JoVe.com è stata inserita una bellissima intervista video al premio Nobel per la chimica Harold Kroto, dal titolo Competizione e motivazioni. Sir Harold Kroto ha vinto il Premio Nobel della Chimica nel 1996 per la scoperta dei fullereni. Abbiamo estrapolato il dialogo dal video che si può anche visionare sul sito http://www.vimeo.com/ e lo abbiamo tradotto per i nostri lettori. C'è veramente bisogno di competizione nel mondo della scienza? Serve per motivare i giovani a impegnarsi a fare le cose giuste? Buona lettura!!

"Non credo che la competizione vada bene per tutti. Alcuni sono molto bravi, ad esempio i tennisti. Però anche i tennisti migliori a volte hanno dei momenti difficili in cui si trovano sotto pressione, e non giocano bene come potrebbero, mentre ci sono altri che reagiscono positivamente a quel tipo di pressione, e sono quelli che vincono. Magari non giocano necessariamente il tennis migliore. Credo si possa fare questa analogia.

Penso che alcune persone – come gli scienziati – farebbero meglio a fare ciò che vogliono senza entrare in competizione. Non che non mi piaccia la competizione, ma non penso che sia necessariamente un aiuto. Altri scienizati invece pensano che lo sia. Il mio collega, ad esempio, Rick Smalley, che è scomparso tre anni fa, lui diceva di amare la competizione. Era quel tipo di persona. Diceva che ne abbiamo bisogno per spingere i giovani a fare le cose giuste. Per me non è necessaria, non mi interessa cosa fanno gli altri, mi interessa solo cosa voglio fare io, e penso che se la gente è in competizione non deve necessariamente interessarmi perché mi interessa fare qualcosa che non interessa a nessun altro. Anche se gioco a tennis, che è uno sport competitivo. Sono stato un giocatore piuttosto bravo, ma non reagivo bene alla pressione. Penso si dovrebbe fare sport solo per divertimento e penso anche che quando si guarda qualche sport competitivo, comporta un qualcosa che non piacerebbe a nessun sportivo.

Credo che valga lo stesso per la scienza. Non faccio scienza per competere con qualcun altro per vincere dei premi. Faccio scienza perché è un bel modo di vivere, è qualcosa in cui sono abbastanza bravo, per la quale ho talento forse, qualcosa che mi diverto a fare. Non la faccio per vincere dei premi, non ho fatto quella scoperta per vincere il Premio Nobel, non mi è mai passato per la mente di vincere dei premi. Beh, in effetti era scienza decorosa, era accurata, e ho pensato, beh, forse mi merito un premio o una medaglia e poi, quando dopo un po’ abbiamo scoperto il C60, abbiamo pensato, beh, forse questo vincerà un premio. Ma non ha mai ostacolato il mio approccio alla scienza. In un certo senso è molto artificiale. Ne sono molto orgoglioso ovviamente – beh, l’orgoglio è un peccato – ma negli anni ci sono stati pro e contro del Premio. Sono molto felice di aver vinto il premio, ma non credo che sia stato tutto positivo. Ci sono stati anche molti aspetti negativi. Penso che i giovani non dovrebbero iniziare qualcosa solo per vincere dei premi. È per questo che non amo la competizione. Non mi piace che la gente faccia sport, l’atletica ad esempio, per vincere dei premi e che poi sia delusa se non vince le Olimpiadi. Credo che questo porti un aspetto negativo nello sport così come anche nella scienza, quando gli scienziati passano la vita a lamentarsi del fatto che non hanno vinto questo o quel premio, e questo mi preoccupa. "

Pressione sull’illuminismo
"Se non avessi vinto il Premio Nobel, forse le cose che avrei preferito fare sono l’arte e la grafica. Mi interessano molto ma non ho mai tempo da dedicarci. Il punto è che avendo vinto il Premio Nobel sento molto spesso una sorta di responsabilità di rappresentare una parte della comunità scientifica su questioni che ritengo importanti. E in particolare oggi, con questa straordinaria pressione sull’illuminismo, credo che il libero pensiero e queste tematiche siano molto importanti ma che siano minacciate. Sono ateo, qualunque cosa sia – ateo, agnostico, non ho mai approfondito. Ci sono pochi scienziati, meno del 10%, che credono in Dio. Gli scienziati più importanti, più del 90%, sono atei. E trasferiscono il proprio aspetto della scienza alla vita quotidiana, il che è una questione intellettuale per me.

Non che non abbia bisogno di qualcosa di mistico nella vita, è solo che non lo accetto, e penso che chi lo accetta abbia uno terribile tallone d’Achille, nel senso che credono a qualunque cosa, a qualunque storia, ovunque provenga, di migliaia di anni fa, per la quale non ci sono prove. E queste persone mi preoccupano perchè si trovano in posizioni di potere e di responsabilità e quando la gente è pronta ad accettare una tra 20 o 30 storie di mille anni fa, mi chiedo cos’altro siano pronte ad accettare quando si arriva a decisioni che mi riguardano. Questa è una delle responsabilità e sento di trovarmi in una posizione per dire qualcosa al riguardo.

Un buon esempio, che farò anche mercoledì, è quello di un museo della creazione negli Stati Uniti, dove ai bambini viene detto che la terra ha solo 4.500 anni, quando è piuttosto chiaro che sia molto più antica, dalle misurazioni scientifiche che coincidono tutte da qualsiasi campo della scienza. Tutte indicano che la terra ha 4,5 milioni di anni. Dicono ai bambini che il Grand Canyon è stato scavato dal diluvio di Noè, 4350 anni fa. Sono un sacco di stronzate, una totale assurdità, eppure i bambini ci vanno e questo mi preoccupa. C’è un’intera generazione di bambini che è stata ingannata, da gente sulla quale non abbiamo alcun controllo. Ci sono gevernatori di alcuni stati USA che la pensano così e fanno delle leggi in modo che gli insegnanti debbano raccontare queste cose ai bambini.

Credo che il mondo si trovi ora in una situazione pericolosa, in cui questi lunatici stanno davvero prendendo il controllo dell’educazione, e di molti altri aspetti, anche qui nell’Unione europea, e questo mi preoccupa.
Io mi baso sempre sulle prove e non accetto nulla senza prove, ma nenache accetto prove senza esaminarle criticamente e dire, sì, mi sembra giusto, oppure in caso di tematiche complesse, sì, probabilmente è giusto. Una tematica complessa è ad esempio il riscaldamento globale, un tema molto complesso. Le prove ci suggeriscono che con la terra oggi abbiamo un problema. Non sono sicuro in maniera assoluta, però sono abbastanza sicuro, e quindi dico, ok, dobbiamo fare qualcosa, perché se è giusto siamo nella merda fino al collo. Voglio dire, probabilmente in grossi problemi, e penso che sia qui che gli scienziati debbano protestare. Questa è la responsabilità di chi ha vinto il Premio Nobel e si trova in una posizione di poter dire queste cose, perché quando le dici, alla gente non piace. Quando le privi del sostegno che aiuta qualche persona a sopravvivere, è un grande problema. Non voglio togliere il sostegno a quelle persone per cui è importante, non hanno influenza, ma penso si debba spazzar via il sostegno da sotto i governatori di quegli stati americani o da chi corre per la presidenza degli Stati Uniti.

Questo mi preoccupa molto, perché se sono pronti ad accettare certi dogmi religiosi, cos’altro sono pronti ad accettare? Sono pronti ad accettare o a credere senza prove che ci sono delle armi di distruzione di massa in Irak, come è accaduto? Credo che questo sia un esempio su cui la gente dovrebbe riflettere. "

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