Abbiamo trovato in giro nella rete questa lunga intervista a Jane Goodall da parte di Glenn Close. L'abbiamo letta, è un'intervista che racconta una Jane Goodall leggermente diversa, sapevamo che era a difesa di tutti gli animali e abbiamo anche scoperto che è una grande amante dei cani. Ci è piaciuta molto e l'abbiamo tradotta sempre per i nostri lettori. Buona lettura.
Fonte originale: Fetchdog.com
Due estati fa, mio marito David e io abbiamo ospitato Jane Goodall nella nostra casa del Maine per quattro giorni. È stata un’esperienza indimenticabile.
Suppongo che il carisma sia la caratterisca centrale di chi è destinato a divenire un’icona globale, ma le mie prime impressioni di Jane non avevano colto la sua passione e la sua tenacia. Nella nostra casa si muoveva una presenza grande, semplice, senza pretese. I suoi lunghi capelli grigi erano semplicemente legati all’indietro in una coda di cavallo. Il suo volto luminoso e sincero era privo di trucco. La cosa che mi ha colpito per prima è stata la sua voce. Jane parlava dolcemente con un raffinato accento inglese. Nei giorni successivi ho osservato come fosse abile a calibrare la voce alla dimensione del gruppo cui si rivolgeva – rendendola sufficientemente alta da costringere i suoi ascoltatori a chinarsi verso di lei per non perdere una parola. È stato magnetico. L’altra cosa che ho notato è stata una certa malizia che le brillava negli occhi. Non ha lo sguardo dell’allarmista pessimista; il suo sguardo è pieno di energia e di speranza. Io e David abbiamo subito imparato quanto le piaccia ridere e quanto gradisca un bicchiere di buono Scotch di tanto in tanto.
Ho due cari ricordi del tempo trascorso con Jane. Il primo è quando David l’ha portata ad una cena di lavoro a cavallo della sua Harley; Jane rideva felice, tenendo stretto al petto la sua mascotte, una scimmietta giocattolo, Mr. H., mentre rombavano giù per la strada. Il secondo è stato quando l’abbiamo portata sulle scogliere non lontano dalla nostra casa, dove l’oceano si rompe contro massicce lastre di granito, come solo se ne vedono sulla costa del Maine. Per un momento, abbiamo sorseggiato in silenzio il nostro Scotch, al chiaro di luna, ascoltando il mare. Mentre guardavo Jane osservare il cielo, ho pensato subito a tutti i cieli notturni di cui è stata testimone, in tutti i luoghi remoti in cui ha trascorso gran parte della sua vita. E ho pensato al rigoroso impegno, alla tenacia del suo spirito, all’empatia e all’energia assoluta che spingono questa donna affascinante e senza pretese ad essere uno dei più grandi difensori delle specie in pericolo e dell’ambiente.
Dire che sono fiera di aver ospitato Jane a casa mia è dir poco. Informatevi sul Jane Goodall Institute, soprattutto sulla sua organizzazione globale Roots & Shoots che ci insegna cosa possiamo fare – tutti, proprio qui, nelle nostre comunità – per fare la differenza.
Glenn Close: La sua curiosità per il modo in cui gli animali e gli esseri umano si influenzano a vicenda dura da una vita. Gli scimpanzè ovviamente hanno avuto un ruolo importante nella sua vita, ma che mi dice dei cani – la specie che convive più da vicino con l’uomo? Secondo lei, perché gli esseri umani sono stati così legati ai cani nel corso dei millenni?
Jane Goodall: Mi riesce facile credere che ci sia una relazione simbiotica tra i lupi, da cui discendono tutti i cani, e i nostri primi antenati. Gli esseri umani andavano a caccia e i lupi ricevevano del cibo e in cambio proteggevano l’uomo da altri predatori, come ad esempio gli orsi. (I lupi riescono a cacciare persino i grizzly). Ci sono sempre più prove dello stretto legame che esisteva un tempo – e forse ancora oggi - tra lupi e i nativi d’America, ma anche con i primi abitanti della nazione. A quanto pare questa relazione si è tramandata.
GC: Qual è il primo cane di cui ha ricordo?
JG: I miei genitori avevano Peggy, un bull terrier bianco. L’adoravo. Il postino invece no. Ne era terrorizzato. Gli mordeva i pantaloni – probabilmente per proteggermi e la mamma doveva ricomprargliene di nuovi. Alla fine l’abbiamo data via, ed è divenuta la mascotta viziata e adorata di un reggimento britannico.
GC: Ha avuto un cane tutto suo da piccola?
JG: Quando avevo 10 anni mi sono innamorata di un cucciolo di cocker. All’epoca costava 18 ghinee. Non avevamo soldi, ma avevo ereditato un’antica casa delle bambole. Mia madre mi ha permesso di venderla per comparare Chase, come l’ho poi chiamato. L’adoravo. Pochi mesi dopo è stato investito da un’auto ed è morto. Fui devastata per molto tempo. La prima foto che ho messo in una vecchia scatola di biscotti è stata quella di Chase.
GC: Il suo rapporto con i cani è stato diverso da quello con gli altri animali?
JG: I cani sono nostri amici e compagni. Si fidano di noi, sono affettuosi e leali. E indulgenti. Il mio rapporto con gli scimpanzè è del tutto diverso. Li rispetto e ci fidiamo gli uni dell’altra. Quando un mio conoscente a Dar es Salaam mi ha trovato a piangere perché uno dei miei cani era molto malato, mi ha detto in maniera sarcastica: “Se fai così per un cane (ovvero “solo un cane”, era implicito), cosa farai quando si tratterà di uno dei tuoi adorati scimpanzè?” È piuttosto diverso. Sono dispiaciuta per gli scimpanzè e cerco di aiutarli. Ma non si aspettano nulla da me. Il cane invece si fida, è come un bambino, se è malato o spaventato si aspetta che tu faccia tutto quanto è necessario. E se non puoi, ti senti come se lo avessi tradito.
GC: Secondo te, i cani cosa amano più di te?
JG: Li tratto come se fossero di se stessi. Non li “posseggo”, nel senso che il loro spirito è libero. La disciplina è importante – hanno bisogno di sapere quali sono le regole. Vogliono compiacere. Una volta che sono disciplinati sono liberi all’interno di quello spazio. Possono andare con te ovunque (se i cani sono ammessi). E poi li comprendo nel loro modo di comunicare. So che se un cane ansima è una forma di comunicazione (a meno che non sia dopo che ha fatto esercizio). Il cane vuole qualcosa – di solito vuole uscire a fare pipì.
GC: In generale, cos’è che ammiri di più nei cani?
JG: Ammiro il fatto che sono leali, che hanno tanto amore da dare e che sanno perdonare. Raramente sono disonesti. E li ammiro perché vivono il momento ed esprimono una gioia totale quando gli si anticipa una passeggiata, un gioco o un pasto.
GC: Qual è il cane più straordinario che ha conosciuto?
JG: È stato senza dubbio Rusty. È stato il mio compagno d’infanzia. Facevamo tutto insieme. Mi ha insegnato che gli animali hanno personalità, mente ed emozioni. Non era neanche mio, a dire il vero. Era un bastardo che apparteneva ad un albergo dietro l’angolo, ma si presentava tutte le mattine alle 6.30 e abbaiava per entrare. Tornava a casa solo per pranzo e per cena. Alla fine gli dicevamo di andarsene a casa quando era ora di andare a letto. I suoi “proprietari” lo sapevano e non gliene importava nulla. Non sarei mai potuta partire per l’Africa se Rusty fosse stato vivo. Non avrei mai potuto vivere con un tale senso di tradimento. Era già abbastanza triste andare a scuola per un giorno oppure per una settimana, quando lavoravo a Oxford o a Londra.
GC: Ha mai visto un cane avere un rapporto speciale con uno scimpanzè?
JG: Sono molto affascinata da questo aspetto. Tutti i cani che ho conosciuto hanno avuto l’opportunità di entrare in rapporto con uno scimpanzè in cattività e ci sono riusciti. Il libro che ho scritto, Ricky and Henri, è una storia vera. Uno scimpanzè orfano di 5 anni, che abbiamo salvato, giocava con enorme rottweiler. Gli tirava le orecchie e gli infilava le dita negli occhi. A volte lo faceva persino piangere. Però non gli ha mai fatto del male, se non accidentalmente.
GC: Se all’improvviso potesse parlare il linguaggio dei cani, quale sarebbe la prima cosa che direbbe loro?
JG: Dipende dal cane. Se dovessi parlare ai cani in generale, mi scuserei per il comportamento crudele che così spesso subiscono da parte dell’uomo.
GC: Se fosse un cane, di che razza sarebbe?
JG: Un bastardino con l’esperienza della strada, ma con una buona casa. Come il Vagabondo di Lilly e il vagabondo, il mio film Disney preferito.
GC: Ha mai sposato coscientemente qualche comportamento animale che ha osservato quando si è trovata in una situazione difficile o che la spaventava?
JG: No, non mi è mai capitato.
GC: Secondo lei qual è l’errore più comune che la gente fa con i cani?
JG: Pensare che si possa lasciarli da soli tutto il giorno, giorno dopo giorno.
GC: A quali aspetti del comportamento fa più attenzione quando incontra un cane per la prima volta?
JG: Prima cerco di scoprirne la storia e gli guardo gli occhi. Ti guarda dritto negli occhi? Oppure si volta subito. Qual è la sua espressione? Come sono le orecchie? Che movimenti fa con la coda?
GC: Qual è la cosa più importante che i nuovi proprietari di un cane dovrebbero sapere?
JG: La storia del cane. Che ha bisogno di compagnia e di amore. Che vorrà compiacere. L’addrestramento deve avvenire attraverso delle ricompense, e non con le punizioni. – a meno che non si tratti del tono di voce. Alcuni cani si accontentano di una carezza, di una parola di lode. Altri invece preferiscono qualche dolcetto. Il cane non si comporterà mai bene se viene lasciato solo tutto il giorno. E poi dovrebbe uscire almeno tre volte al giorno.
GC: Crede che ci siano cani cattivi per natura, o si tratta di un comportamento che viene appreso?
JG: Credo che alcuni cani tendano ad essere più aggressivi di altri.
GC: Perché i cani sono così leali e indulgenti?
JG: Discendono da animali che vivono in branco. Noi siamo il loro “branco”. È importante che siano accettati. I lupi sono leali al capobranco e si ammasiscono e cercano il perdono se c’è stata un’aggressione. Vogliono essere parte del branco da cui dipendono.
GC: In che stato si trovano i cani selvatici in Africa? Il Jane Goodall Institute è impegnato nella loro tutela?
JG: Sono in grave pericolo, forse sono 3000 e hanno lasciato molti dei paesi in cui vivevano un tempo. L’Istituto non è direttamente coinvolto in questo campo. Indirizzo i membri di Roots & Shoots che sono interessati a questo tema verso il sito di Greg Rassmussen e dei suoi collaboratori (www.painteddog.org), che studiano e lavorano per la tutela del cane selvatico. Si possono comprare dei deliziosi modellini fatti con il filo spinato delle trappole confiscate. Al momento però non sono pubblicizzati sul loro sito.
GC: Qual è il dono più prezioso gli animali fanno all’uomo?
JG: L’umiltà. Ci aiutano a capire che siamo parte di un regno meraviglioso, quello degli animali. Ci insegnano che ci sono molti modi di ottenere la stessa cosa. Roots & Shoots ha membri in tutto il mondo che lavorano appassionatamente per aiutare i cani randagi in moltissimi modi. Ora stiamo facendo molto in Cina, ad esempio.
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