
Un universo espansivo esporrebbe sempre nuove sfide all'immaginazione scientifica. Con un tale tipo di cosmo, l'intelligenza potrebbe intraprendere un viaggio infinito e si sa già che la ragione moderna non è padrona tanto quanto il viaggio, la strada, l'investigazione che non termina mai. Come disse nel 1979 il celebre fisico Freeman Dyson, "il mondo della fisica e dell'astronomia è inesauribile: indipendentemente di quanto ci addentreremo nel futuro, ci saranno sempre nuove informazioni e ci saranno nuovi mondi da esplorare".
Tuttavia da alcuni anni gli scienziati sono diventati molto più pessimisti a causa dell'espansione dell'universo che si sta velocizando per una misteriosa forza repulsiva che sembra risiedere, come una proprietà intrinseca, nel proprio spazio.
E l'esistenza di questa specie di antigravità non è una buona notizia, infatti a lungo termine, spingerà le galassie ad allontanarsi dalle altre e invece di apparire nuovi mondi, corpi siderali che sono stati sempre lì a disposizione dei nostri telescopi, continueranno a sparire dall'orizzonte per perdersi nelle lontananze abissali dello spazio esterno.
In conseguenza, la conoscenza cosmologica si frammenterà irremisiblemente e gli scienziati del futuro saranno condannati a potere studiare solo alcuni pezzi di puzzle dell'universo.
Tale visione del futuro non risulta niente lusinghiera per la specie umana. In sintesi: a lungo termine, non c'è futuro per noi. Le parole dell'astrofisico statunitense Lawrence Krauss, "un universo che si sbriga e si espande indefinitamente è la peggiore possibilità per la vita, la civiltà e la cultura: tutto è destinato a cadere nella dimenticanza. Come l'energia cosmica totale è finita, anche la vita lo è."
Cosicché, apparentemente, la meditazione sul futuro dell'universo ci avvicina alla disperazione e alla malinconia. Oggi ancora attraversiamo l'estate dell'età del cosmo, ma il grigio autunno ed il gelido inverno arriveranno irrimediabilmente.
Tratta da: http://www.elmanifiesto.com - Articolo originale
Per approfondire:
- Freeman Dyson (L’importanza di essere imprevedibile)
- Paul Davies (Un solo universo o infiniti universi?)
- Dennis William Sciama (Questo bizzarro universo)
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