lunedì, settembre 03, 2007

I rettori: Più fondi contro la fuga di cervelli

Fonte: Il Denaro
Più fondi per ricerca e formazione. Per fermare la ‘fuga dei cervelli’ dalla Campania. E’ questa la proposta dei rettori di tre grandi Università campane alla conferenza di ieri sul tema “Giovani talenti e ricerca scientifica: che fare?”. Il convegno si è svolto nell’ambito della quarta giornata della nona festa nazionale dei Popolari-Udeur in programma a Telese Terme.“Si deve affrontare il sistema formativo nel suo complesso - dice Filippo Bencardino, rettore dell’Università del Sannio di Benevento - non solo l’università ma anche la scuola superiore. Oggi c’è uno scollamento tra i due mondi: l’orientamento nei licei è episodico, occasionale e limitato all’ultimo anno. Manca una prospettiva globale sulla formazione: serve l’interazione tra mondo universitario e scuola. Bisogna migliorare i servizi offerti agli studenti, dagli alloggi alle biblioteche. Per fare ciò serve l’investimento di risorse da parte di tutti: lo Stato, le aziende private, le famiglie. Inoltre, - conclude - una volta formati i talenti si deve sviluppare un’economia in grado di assorbirli. Investire sui giovani significa anche evitare la ‘fuga dei cervelli’ nel Nord Italia o all’estero”.L’emigrazione dei laureati campani preoccupa anche Gennaro Ferrara, rettore dell’Università Parthenope di Napoli: “Negli ultimi otto anni 260 mila giovani sono emigrati dalla Campania verso il Nord del Paese o all’estero. E’ un’emorragia che si può fermare solo in due modi: da un lato aumentando lo sviluppo atrraverso la diminuzione del debito pubblico. Dall’altro iinvestendo nel capitale umano, quindi nella formazione. Serve - prosegue - uno sforzo unitario tra le istituzioni, le forze economiche e la ricerca per mettere in moto lo sviluppo della Campania”. Un legame che spesso non segue le logiche del merito e della competenza: “I collegamenti tra le istituzioni e il mondo accademico - dice ancora Ferrara - sono di tipo clientelare: non si utilizzano le competenze all’interno dell’università ma si seguono logiche di appartenenza politica anche per la scelta dei docenti. Se non si interviene su questi fattori la regione si impoverirà sempre più e l’università perderà il triplice ruolo che le compete, economico, sociale e politico”. Il ruolo delle università è fondamentale per Guido Trombetti, rettore dell’Università Federico II di Napoli: “La formazione - spiega - è un elemento centrale nello sviluppo di un paese: questo non può esserci senza ricerca e alta formazione. I giovani preparati sono il presupposto per lo sviluppo: le nostre università invecchiano. In Campania - dice - molto è stato fatto ma la soluzione si deve trovare sul piano nazionale, all’interno di un progetto più vasto”.Il convegno si apre con l’introduzione di Vito Li Causi, capogruppo dei Popolari Udeur e membro della commissione Cultura della Camera dei Deputati. “I migliori cervelli italiani - dichiara - non hanno certezze economiche e professionali. Con la Finanziaria di quest’anno, se si mette in atto quello che prevede il Dpfe, si può consentire che questa situazione finisca. Sono previsti, infatti, finanziamenti e chiamate dirette a tempo indeterminato che può far tornare anche quelli che sono andati via”.Conferma la scarsità di risorse per l’università Enrico Cheli, prorettore all'Intercultura dell’Università Siena: “I finanziamenti di una grande università americana come Harvard - commenta - sono di molto superiori a quelli che ricevono le 70 università italiane. Tutto questo non è sostenibile. Anche quello che prevede il Dpef - conclude - è un primo passo, ma non è abbastanza. Bisogna premiare soprattutto i giovani e la creatività che è nel pieno sviluppo tra i 28 e i 45 anni”. Sulla necessità di maggiori investimenti nella ricerca universitaria, anche per sostenere lo sviluppo dell’innovazione delle imprese, è anche Luciano Caglioti, prorettore dell’Università La Sapienza di Roma. “Dal 1993 - afferma il prorettore - c’è stata una forte deindustrializzazione soprattutto nella chimica ed è cominciata a calare la percentuale italiana di export hi-tech che oggi è all’8 per cento. Tutto questo è la premessa di una situazione quanto mai critica che ha bisogno di forti investimenti economici nella ricerca universitaria, di liberalizzazione delle normative nei tempi e nel rendicontato e di un aumento delle collaborazioni tra piccole imprese ed università attraverso gli spin-off”.

Luciano Caglioti ha pubblicato con Di Renzo Editore il libro La scienza tradita - Le vicissitudini della ricerca scientifica in Italia

Nessun commento: