Corriere della Sera Pag. 57 Mercoledi 4 aprile 2007
di Desmond Morris
Quando Charles Darwin presentò per la prima volta il concetto di evoluzione, ormai nel passato XIX secolo, costrinse tutta la razza umana a rimettere in questione il proprio ruolo come esseri umani. Anziché considerarsi quali angeli decaduti si dovette venire a compromessi con la visione di Sé quali discendenti da gorilla, scimpanzé e orangutan. Invece che considerarsi in qualche modo al di sopra della natura, l'uomo ha dovuto accettare di farne parte. Per alcuni, questo cambiamento di prospettiva fu difficile da accettare. Preferirono il punto di vista creazionista: per loro la nostra relazione principale era con Dio, non con il resto del mondo naturale. Per costoro il Creazionismo sta diventando una tesi sempre più difficile da sostenere, persino per gli individui più profondamente religiosi, poiché sta diventando sempre più evidente che l'inarrestabile crescendo della popolazione umana sulla Terra sta per causare danni irreversibili al piccolo pianeta su cui viviamo: le industrie continuano a inquinare l'aria e le acque, il nostro bisogno di quantitativi di terreno sempre più vasti sta sterminando la fauna selvatica e, inoltre, le nostre metropoli sempre più affollate aumentano lo stress tra simili e indeboliscono le comuni difese immunitarie. Certo se ci si considera al di sopra della natura, nulla di tutto ciò ha molta importanza. Il mondo è messo lì, giusto a disposizione dell'uomo, il quale può disporne come meglio gli pare e piace. Ma ci si può ancora permettere questa prospettiva nel XXI secolo, con il problema del surriscaldamento terrestre in agguato dietro la porta? lo credo non sia possibile.
Tornando indietro all'anno 1967, quando, in qualità di zoologo, presentai il "mio ritratto della specie umana nel libro «The Naked Ape» (La scimmia nuda) sulla terra vivevano soltanto 3 miliardi di persone. Oggigiorno siamo arrivati a 6 miliardi. In futuro il numero sarà ancora più vasto, fino al punto in cui l'uomo chiederà troppo alle risorse del pianeta e l'uomo dovrà affrontare una gigantesca catastrofe biologica. Solo se si accetta che in qualche maniera è imperante fermare il saccheggio della natura di cui siamo responsabili (e dobbiamo anche farci carico consapevole che una mitigazione della crescita demografica è necessaria), solo allora si prospetterà qualche speranza per la nostra sopravvivenza. Se invece si continua a distruggere il mondo naturale alla velocità corrente, nessuna quantità di preghiere potrà salvarci. E' ora che l'uomo smetta di pregare e si metta ad agire, se si vuole che le generazioni future possano continuare a gioire dell'esperienza della vita sul nostro fantastico piccolo pianeta.
Se si è in grado di pensare sé stessi biologicamente come delle scimmie antropomorfe nude - vale a dire come dei notevoli, straordinari animali - i quali devono interagire con gli altri animali e le piante che coabitano il pianeta, allora si è nella condizione giusta per affrontare i problemi globali in maniera adeguata. Solo così si è pronti per percepire e capire la via per condividere il globo e mantenere l'equilibrio della natura. Se si continua a sostenere la nostra superiorità rispetto all'ambiente naturale, presto si farà naufragare Madre terra e la specie umana perirà. La scelta per alcuni è drastica, eppure semplice. Le credenze religiose probabilmente erano adatte per sostenere popolazioni più antiche, di dimensioni minori, ma non possono essere di aiuto adesso, momento in cui la specie umana rischia di diventare un'infestazione del globo e di annientarlo. Ciò di cui ha bisogno l'uomo nell'immediato è l'ecologia, non la pietà. The Naked Ape sarà pure un animale magnifico, ma come tutti gli altri animali, ha i suoi limiti. Sarà pure un esemplare di incredibile flessibilità e adattabilità, ma potrebbe sorgere il giorno in cui tutto ciò non basterà più.
Desmond Morris ha pubblicato con Di Renzo Editore il libro “Linguaggio muto. L'uomo e gli altri animali”
Quando Charles Darwin presentò per la prima volta il concetto di evoluzione, ormai nel passato XIX secolo, costrinse tutta la razza umana a rimettere in questione il proprio ruolo come esseri umani. Anziché considerarsi quali angeli decaduti si dovette venire a compromessi con la visione di Sé quali discendenti da gorilla, scimpanzé e orangutan. Invece che considerarsi in qualche modo al di sopra della natura, l'uomo ha dovuto accettare di farne parte. Per alcuni, questo cambiamento di prospettiva fu difficile da accettare. Preferirono il punto di vista creazionista: per loro la nostra relazione principale era con Dio, non con il resto del mondo naturale. Per costoro il Creazionismo sta diventando una tesi sempre più difficile da sostenere, persino per gli individui più profondamente religiosi, poiché sta diventando sempre più evidente che l'inarrestabile crescendo della popolazione umana sulla Terra sta per causare danni irreversibili al piccolo pianeta su cui viviamo: le industrie continuano a inquinare l'aria e le acque, il nostro bisogno di quantitativi di terreno sempre più vasti sta sterminando la fauna selvatica e, inoltre, le nostre metropoli sempre più affollate aumentano lo stress tra simili e indeboliscono le comuni difese immunitarie. Certo se ci si considera al di sopra della natura, nulla di tutto ciò ha molta importanza. Il mondo è messo lì, giusto a disposizione dell'uomo, il quale può disporne come meglio gli pare e piace. Ma ci si può ancora permettere questa prospettiva nel XXI secolo, con il problema del surriscaldamento terrestre in agguato dietro la porta? lo credo non sia possibile.
Tornando indietro all'anno 1967, quando, in qualità di zoologo, presentai il "mio ritratto della specie umana nel libro «The Naked Ape» (La scimmia nuda) sulla terra vivevano soltanto 3 miliardi di persone. Oggigiorno siamo arrivati a 6 miliardi. In futuro il numero sarà ancora più vasto, fino al punto in cui l'uomo chiederà troppo alle risorse del pianeta e l'uomo dovrà affrontare una gigantesca catastrofe biologica. Solo se si accetta che in qualche maniera è imperante fermare il saccheggio della natura di cui siamo responsabili (e dobbiamo anche farci carico consapevole che una mitigazione della crescita demografica è necessaria), solo allora si prospetterà qualche speranza per la nostra sopravvivenza. Se invece si continua a distruggere il mondo naturale alla velocità corrente, nessuna quantità di preghiere potrà salvarci. E' ora che l'uomo smetta di pregare e si metta ad agire, se si vuole che le generazioni future possano continuare a gioire dell'esperienza della vita sul nostro fantastico piccolo pianeta.
Se si è in grado di pensare sé stessi biologicamente come delle scimmie antropomorfe nude - vale a dire come dei notevoli, straordinari animali - i quali devono interagire con gli altri animali e le piante che coabitano il pianeta, allora si è nella condizione giusta per affrontare i problemi globali in maniera adeguata. Solo così si è pronti per percepire e capire la via per condividere il globo e mantenere l'equilibrio della natura. Se si continua a sostenere la nostra superiorità rispetto all'ambiente naturale, presto si farà naufragare Madre terra e la specie umana perirà. La scelta per alcuni è drastica, eppure semplice. Le credenze religiose probabilmente erano adatte per sostenere popolazioni più antiche, di dimensioni minori, ma non possono essere di aiuto adesso, momento in cui la specie umana rischia di diventare un'infestazione del globo e di annientarlo. Ciò di cui ha bisogno l'uomo nell'immediato è l'ecologia, non la pietà. The Naked Ape sarà pure un animale magnifico, ma come tutti gli altri animali, ha i suoi limiti. Sarà pure un esemplare di incredibile flessibilità e adattabilità, ma potrebbe sorgere il giorno in cui tutto ciò non basterà più.
Desmond Morris ha pubblicato con Di Renzo Editore il libro “Linguaggio muto. L'uomo e gli altri animali”
Nessun commento:
Posta un commento