Dopo aver letto “A caccia di geni” (Di Renzo Editore), il nostro liceo, insieme ad altre cinque scuole, ha avuto la possibilità di conoscere l’autore del libro, il Direttore del Laboratorio di Biologia Molecolare dello Sviluppo presso l’Istituto Scientifico dell’Ospedale San Raffaele, il Direttore di Ricerca presso il Centro per lo Studio della Farmacologia Cellulare e Molecolare del CNR di Milano e il Presidente della Società Italiana di Biofisica e Biologia Molecolare Edoardo Boncinelli. Le classi II e III dei sei istituti di Montesilvano, Pescara e Città Sant’Angelo, con i propri insegnanti e dirigenti scolastici, si sono recati lo scorso venerdì 28 marzo nella Sala Conferenze del Grand Hotel Adriatico di Montesilvano per assistere a questo evento unico. Nell’introduzione si è parlato della Regione Abruzzo, dell’impegno per lo sviluppo economico e degli investimenti su punti di forza quali la ricerca e il sistema scolastico (insieme alla collaborazione con gli 800 ricercatori del complesso di laboratori del Gran Sasso).
Poi Fiorella D’Amico, insegnante di biologia del Marconi di Pescara ha presentato brevemente il relatore, esponendo i suoi studi più importanti e di come si approcciò alla scienza: galeotto fu un libretto su una bancarella, il cosiddetto “barroccino” fiorentino. Successivamente la dott. sa Baldari, dirigente scolastico dello stesso istituto, parla del “momento emozionante” che stavamo vivendo: incontrare una personalità del genere che trasmette entusiasmo notevole per il suo amore per la scienza. Per ultimo la parola passa al fulcro della conferenza, Boncinelli, che inizia col dire di essersi recato a Montesilvano anni fa in un incontro con 1200 studiosi. Racconta della sua vita, incentrata nell’impegno nella scienza, affermando di non essersi mai pentito delle sue scelte e che cerca vivamente di “passare la fiaccola” alle generazioni successive. Autodefinendosi cagionevole di salute, “aperto al mondo, attento, curioso”, affascinato da come siamo fatti, racconta di quando divorava libri di filosofia per cercare le risposte alle innumerevoli domande che si poneva.
La sua prima passione fu l’astronomia, che lo coinvolse a tal punto che memorizzò distanze e grandezze e si iscrisse all’Unione Astrofili di Firenze. Ben presto si accorse che l’astronomia fosse limitata, e vide nella fisica la sua strada, facoltà dove si iscrisse all’università. Nel frattempo non tralasciò le sue passioni come la musica e la letteratura classica: “Oggi, afferma, mi sento saturo”. Laureatosi con voti non eccellenti, cominciò a fare letture e si appassionò alla genetica grazie al libretto di cui si parlava prima, “The Genetic Code” di I. Asimov. Questa parte della biologia lo incuriosiva particolarmente e ammette che per lui “fu una passeggiata” studiarla grazie a tutti gli studi approfonditi di matematica. Vinta la borsa di studio, si recò a Napoli, dove cominciò la vera e propria “caccia di geni” analizzando l’”organismo principe”, la drosofila, ovvero il moscerino. In questo campo avvenne la prima di una lunga serie di scoperte: i geni sono uguali dappertutto. La neurobiologia è la sua ultima passione e di dice “tuttora entusiasta”. Gli studenti cominciano a fare domande, e così lo scienziato comincia a spaziare tra gli argomenti più vari: gli italiani all’estero si fanno onore, ma l’Italia non ha un buon concetto della scienza, considerata non cultura; le difficoltà nella ricerca sono l’edilizia, la mancanza di meritocrazia, la poca volontà di dedicarsi alla scienza, il mancato incitamento verso la ricerca e lo studio scientifico: “In Italia contano solo gli anziani, che sono sclerotizzati”.
Alla domanda sul dissidio tra religione e scienza, etica e ricerca risponde: “La fede non deve interferire con la religione”, “E’ raro che un biologo sia credente”. La conferenza si conclude con un regalo al nostro ospite, niente di più abruzzese: ceramiche di Castelli. L’incontro è stato indubbiamente edificante e lo scienziato credo che ci abbia incuriosito maggiormente sullo studio della biologia. Ascoltare una persona che è rimasta talmente affascinata dalla vita delle nostre cellule è stata un’occasione unica ed irripetibile, con esito sicuramente positivo.
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