lunedì, settembre 27, 2010

Nascita e funzionamento del laser

Quando nel 1960 Theodore Maiman, fisico americano, presentò il suo prototipo di laser a rubino era logicamente molto orgoglioso del suo lavoro e si aspettava una entusiastica accoglienza da parte degli addetti ai lavori. Grazie all’esperienza maturata con il Maser (realizzato nel 1954, che però operava con le microonde, dunque non nel campo della luce visibile) era infatti il primo ad aver realizzato la conferma sperimentale di una teoria elaborata da Albert Einstein nel 1917.

In realtà la sua gioia si spense subito; i colleghi iniziarono a deriderlo: “Bel lavoro Theo, ma a cosa serve?”. E alcuni maligni ribattezzarono subito il laser una brillante soluzione in cerca di un problema. Che si trattasse di una brillante soluzione, infatti, era chiaro a tutti. A cosa potesse realmente servire non era invece chiaro poiché non c’erano esempi precedenti di applicazioni di un fascio di luce così intenso. Diverso era stato il caso dell’invenzione del transistor che andava potenzialmente a sostituire le comuni valvole a vuoto in tutti i trasmettitori o ricevitori esistenti (ad esempio nelle radio). Ci sono voluti infatti almeno vent’anni per introdurre le prime applicazioni industriali veramente di massa e, anche se oggi alcuni laser sono utilizzati nei settori e nei modi più variegati, ci vorranno ancora chissà quanti anni per sfruttare appieno tutte le notevoli possibilità offerte da questa rivoluzionaria invenzione.

Il termine laser è in realtà una sigla: Light Amplification (by) Stimulated Emission (of) Radiation, che tradotto si legge amplificazione di luce per emissione stimolata di radiazione.
 
Tratto da "Il fascino sottile del laser" - Orazio Svelto - Di Renzo Editore

Nessun commento: