lunedì, giugno 18, 2012

Esercizi pratici di Psicogenealogia - Il Libro

Tutti noi ereditiamo un «groviglio» di storie, drammi e lutti non risolti. I nostri nonni o i nostri genitori hanno tentato, talvolta e «per il nostro bene», di proteggerci, quando eravamo bambini, tacendoci questi traumi. La frase “per il tuo bene non dico…” può lasciare segni indelebili dentro ognuno di noi. 

La maggior parte dei traumi non è legata ad avvenimenti recenti, ma bisogna scavare nel passato per cercare la soluzione. 

Diciamola tutta e subito: non credo all'oblio. Il male che vi hanno fatto, a voi e ai vostri parenti, o quello che avete fatto agli altri, non può essere dimenticato. Non vedo infatti come si potrebbero cambiare le cose retrospettivamente. I fatti sono fatti, e sono testardi. Ciò significa che non bisogna confondere i fatti con le colpe, perché l’avvenimento tragico o «malvagio» può essere dovuto all'educazione dell’epoca o della famiglia. Il male non si ferma, lo ruminate, lo rimuginate e ne soffrite. 

In alcune circostanze, le situazioni di vita sono così difficili che i genitori decidono di non parlarne. Alla prima generazione, si tratta di un non detto; alla seconda, diventa un segreto di famiglia; alla terza, si trasforma in un impensabile genealogico, ovvero in quel tipo di cose che non si riescono neanche a pensare. 

La psicogenealogia necessita di una buona cultura generale, di una buona conoscenza storica e geografica, e persino economica, nonché di conoscenze valide in psicologia, psicostoria e psicopatologia. 

Gli esperti più seri e di buon livello sono rari e non usano dichiararsi psicogenealogisti. Esercitano tutti una professione di responsabilità; sono psicologi clinici con diploma universitario, che hanno anche una formazione personale di lunga durata, di preferenza psicoanalitica o di base psicoanalitica; medici psichiatri; terapeuti di coppia e di famiglia.

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