giovedì, aprile 27, 2006

La lucciola e il riflettore


Giornale di Astronomia, n. 1 2005, pag. 44

Recensione di Giorgio G.C. Palumbo


Con gergo gastronomico si potrebbe definire una primizia. Forse anche una “chicca”. Perché? Di libri Rees ne scrive molti, quasi sempre belli e contengono sicuramente sempre qualcosa di interessante ed originale; ed allora cosa ha di così raro questo piccolo volume? La rarità sta nel fatto che all’interno della copertina non compare il titolo in inglese. Sorpreso, mi sono informato ed ho scoperto che il volume appare solo in italiano e non è una traduzione: è nato in italiano e non è una traduzione: è nato in italiano. Beh non lo ha scritto proprio Rees di suo pugno, lo ha però quasi dettato. Si tratta di trascrizioni di registrazioni fatte durante una giornata trascorsa dall’editore Di renzo in persona interamente a casa Rees in compagnia del professore, a tartassarlo di domande. Le trascrizioni rivedute e corrette dall’intervistato e tradotte in italiano in un testo continuo, non sotto forma di domande e risposte, fanno il volume qui in esame. Ecco la primizia, l’idea originale e il pensiero che, se verrà pubblicato in inglese, questo avverrà in un secondo tempo, ci pare un colpaccio editoriale. Direbbe Rees una idea “brilliant – brillante”.
Altra novità, Rees ci parla di sé, raramente nei suoi scritti divulgativi si trovano descrizioni autobiografiche, forse qualche aneddoto, qua e là, poca roba. In queste 95 pagine, invece Rees si lascia andare, racconta della sua infanzia, delle persone che ha incontrato, e sono molte e molto famose, delle motivazioni che lo hanno incanalato verso la scienza e, nella scienza verso l’astrofisica e la cosmologia. Così facendo, il Nostro ripercorre gli anni d’oro dell’astronomia del ventesimo secolo. Gli anni delle scoperte: quasar, pulsar, lenti gravitazionali, massa mancante, massa scura, energia scura. La rivalsa della teoria del “Big Bang” sull’Universo Stazionario. E qui emergono i suoi rapporti con il suo maestro, Dennis Sciama, e con Fred Hoyle, entrambi strenui difensori della teoria stazionaria, sconfitti dalla misura della temperatura del fondo cosmico fatta da Penzias e Wilson. Il teorico Rees parla con grande rispetto dell’importanza dello sviluppo di nuovi strumenti. Identifica con essi il progresso straordinario avvenuto nell’ultimo mezzo secolo del quale non è stato solo spettatore ma uno dei grandi interpreti. Poi naturalmente si fa cronistoria degli eventi vista da Cambridge e da un teorico. Il racconto contiene tante cose interessanti che, in parte almeno, sono già comparse in precedenti suoi scritti.
I giornalisti, quando intervistano uno scienziato, dedicano solo parte del tempo per sapere quali siano le cose scoperte o i problemi risolti dall’intervistato. generalmente, essi fanno domande generiche, quasi sempre mirate a ciò che avverrà nel futuro, cioè a cosa deve essere ancora scoperto e non si sa. Questa tendenza ha fatto sì che buona parte degli scienziati che dedicano almeno parte del loro tempo alla divulgazione diventino personaggi esperti a trattare problemi di cui non si sono mai occupati professionalmente. Peggio ancora, si esibiscono in predizioni sia grandiosamente avveniristiche sia in estrapolazioni pessimistiche. Novelli Nostradamus, cercano di ammantare di rigore scientifico affermazioni, spesso necessariamente fumose, che nel migliore dei casi, sono opinioni personali e rispecchiano più la personalità di chi le pronuncia che non reali possibilità. In breve, si cerca di soddisfare l’interlocutore cercando di allontanare le sue paure o confermando i suoi timori.
Di questo trattano gli ultimi capitoli. Potremo sfuggire ad una catastrofe della nostra civiltà? Troveremo la salvezza rifugiandoci nello Spazio e colonizzando altri sistemi planetari? Sempre più incalzando: quale sarà il futuro della vita? E il futuro dell’Universo? Ci sarà un altro Big Bang?
Naturalmente molte di queste domande non hanno senso scientifico perché non verificabili. Ma piacciono e bisogna dare una risposta.
Rees è un consumato divulgatore, conosce lo spirito umano quasi bene quanto l’astrofisica e, credo, si diverta a lasciar galoppare la fantasia. Come risponde Rees alle domande sopraelencate? Spiacente, dovrete comprare il libro e leggerlo, si fa in un soffio.

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